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IDFA 2018

Recensione: Giacinto Scelsi. Il primo moto dell'immobile

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- Il titolo mistico del film di Sebastiano d'Ayala Valva ben si adatta al suo soggetto, un compositore di musica classica che sosteneva che le sue opere provenissero da divinità indù

Recensione: Giacinto Scelsi. Il primo moto dell'immobile

Il regista italiano Sebastiano d'Ayala Valva è un cugino del compositore Giacinto Scelsi, scomparso nel 1988. Dopo un breve successo negli anni '50, fu emarginato dall'ostilità del mondo della musica classica moderna nei suoi confronti, specialmente nel suo paese d'origine. D'Ayala Valva ha deciso di fare delle ricerche e di scoprire cosa suo cugino avesse di così speciale: il risultato è Giacinto Scelsi. Il primo moto dell’immobile [+leggi anche:
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scheda film
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, che ha vinto il premio IDFA come miglior esordio.

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Scelsi credeva che la sua musica provenisse da divinità indù, conosciute come Devas, e che fosse un medium attraverso il quale la musica era stata mandata in questo mondo. Il regista lo apprende dalle sue memorie, che il compositore registrò su nastro nel 1973. Questi nastri hanno un ruolo importante nel film, rappresentando la cosa più vicina alle interviste con il soggetto scomparso.

D'Ayala Valva intervista alcuni ex collaboratori e interpreti di Scelsi, tra cui un soprano giapponese, un contrabbassista francese e un clarinettista americano. Tutti hanno difficoltà a descrivere il lavoro di Scelsi, e forse la miglior definizione della sua filosofia la dà lui stesso. Scelsi era principalmente interessato al suono, non tanto al modo in cui le varie note sono messe insieme.

"Il suono è forza", spiega Scelsi in uno dei nastri. "Il suono è il primo moto dell'immobile".

Un esperto di lingua tedesca (nessuno dei protagonisti è identificato direttamente dal nome o dalla funzione) approfondisce questo aspetto, spiegando analiticamente come il suono sia capace di dare forma. Ma ciò rimane ancora molto oscuro per lo spettatore occasionale – anche quando il regista cerca di "dare forma" mettendo pezzi di polistirolo su un piatto che è collegato a un sistema audio, con le vibrazioni che in realtà creano una forma che ricorda una registrazione MRI del cervello.

Il cineasta include anche un'intervista radiofonica con un altro musicista italiano che sostiene di essere stato lui a comporre tutta la musica di Scelsi, tramite le istruzioni piuttosto vaghe del compositore. Ma non va oltre, né confermando né smentendo l’affermazione.

In tutto il film ascoltiamo frammenti di musica atonale di Scelsi, in cui è davvero il suono che sembra contare di più. Fa oscillare gli strumenti e li fa vibrare, cercando quella qualità speciale – indefinibile a parole, ovviamente – in grado di trasportare l'ascoltatore in un altro posto, sconosciuto, invece di organizzare questi suoni in composizioni con un’armonia e una melodia.

Giacinto Scelsi. Il primo moto dell’immobile è un documentario realizzato con competenza su una figura mistica il cui temperamento, che a un certo punto lo portò in una clinica psichiatrica, era ancora più sconcertante del suo lavoro. Ma francamente, ciò che della sua musica sentiamo suona come le opere minori di Stravinsky e Webern.

La teoria del suono e l'idea millenaria che un artista sia solo un veicolo per le divinità o le muse sono lì, ma il regista non si dilunga molto su questo. La sequenza finale, in cui un'orchestra esegue per la prima volta uno degli ultimi pezzi di Scelsi, conferma solo che è stato, nella migliore delle ipotesi, una figura minore nella storia della musica – e malgrado il fatto di gettare un po' di luce sulla figura di un artista dimenticato, l'approccio tiepido del film non sembra cambiare le cose.

Giacinto Scelsi. Il primo moto dell’immobile è una coproduzione dell’italiana Ideacinema e della francese Les Films de la Butte, con la partecipazione di Radio France e ARTE.

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(Tradotto dall'inglese)

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