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FILM Italia

Recensione: Isabelle

di 

- Mirko Locatelli al suo terzo lungometraggio dirige Ariane Ascaride in un dramma familiare con sfumature noir

Recensione: Isabelle
Samuele Vessio e Ariane Ascaride in Isabelle

Dopo l’esordio nel 2008 con Il primo giorno d’inverno (65ma Mostra di Venezia, Orizzonti) e I corpi estranei [+leggi anche:
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(in concorso alla Festa di Roma 2013) prodotto con la sua società Strani Film, Mirko Locatelli punta oggi più in alto con il suo terzo lungometraggio, Isabelle [+leggi anche:
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, coinvolgendo un’attrice francese esperta e amata dai cinefili come Ariane Ascaride. Nel progetto ha creduto anche il marito di Ariane, il produttore e regista Robert Guédiguian, entrato nella coproduzione con Agat Films & Cie. Locatelli ha mantenuto l’approccio intimista e dolente che caratterizza le sue opere precedenti, ma in Isabelle si intersecano elementi nuovi caratterizzati dalla forte presenza scenica di una donna matura e da sfumature decisamente noir che arricchiscono la storia.

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Ci troviamo in collina, nei pressi di Trieste, dove l’insegnante universitaria di astronomia Isabelle vive in una grande casa tra i vigneti. Nella prima scena, vediamo la donna di origini francesi avvicinarsi inspiegabilmente alle cave di marmo di Aurisina, nel Carso. Scopriremo più tardi che la figlia 22enne del ricco proprietario di una cava è morta in uno scontro automobilistico nel quale è rimasto ferito anche il fratello Davide (Samuele Vessio). Isabelle, in incognito, va a trovare in ospedale il giovane, che peraltro è un suo studente. Quando a casa di Isabelle piomberà dalla Francia suo figlio Jérôme (Robinson Stévenin), sconvolto, quasi terrorizzato, capiamo che madre e figlio sono responsabili inconfessati dell’incidente d’auto di quella notte. Il film si tinge improvvisamente di giallo, ma Isabelle è in realtà un dramma familiare - come lo era I corpi estranei - con un impianto quasi teatrale nel quale ha campo libero la protagonista. Il morboso rapporto tra madre e figlio in una situazione così drammatica, l’ancora più ambigua relazione che si instaura tra l’insegnante e  l’avvenente Davide - che la donna cerca di “adottare” per attenuare il senso di colpa - si trasforma in un gioco pericoloso del quale Isabelle crede di avere il controllo. Simbolicamente, la determinata professoressa abituata a muoversi tra materia oscura ed espansione dell’Universo mostrerà invece tutta la sua inadeguatezza come madre ed essere umano.

La sceneggiatura firmata dallo stesso regista con Giuditta Tarantelli si è aggiudicata il premio per la Miglior Sceneggiatura alla 42ma edizione del Montreal World Film Festival. Ma è proprio nella scrittura che troviamo qualche falla. Madre e figlio battibeccano, strillando troppo spesso e a lungo, senza restituire sempre il dramma sotteso. La vicenda esita a prendere una direzione e mentre Ascaride recita come sempre con convinzione, il giovane esordiente Samuele Vessio non riesce ad esprimere la sensualità e la fisicità che il personaggio necessitava. Locatelli ha l’evidente ambizione di fare un film sul bene e il male addentrandosi in una “materia oscura”, certamente non facile, che richiede oggettivamente una maggiore maturità autoriale.

Prodotto da Strani Film e Agat Films & Cie. con RAI Cinema e con il sostegno di Mibact - Direzione generale cinema e Friuli Venezia Giulia Film Commission, Isabelle approda nelle sale italiane dal 29 novembre distribuito dalla stessa Strani Film in collaborazione con Mariposa Cinematografica.

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