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BLACK NIGHTS 2018 Concorso

Recensione: A Shelter Among the Clouds

di 

- Il secondo film del regista albanese Robert Budina contiene un bel messaggio, ma è guastato da un tono troppo diretto e un'esposizione eccessiva

Recensione: A Shelter Among the Clouds

Il secondo lungometraggio del regista albanese Robert Budina, A Shelter Among the Clouds [+leggi anche:
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scheda film
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, presentato in prima mondiale nella selezione ufficiale del Tallinn Black Nights, è un caso di nobile intento ostacolato da un bisogno evidente di consegnare un messaggio positivo, senza un briciolo di ambiguità.

Il film si apre con una magnifica vista sulle montagne albanesi, fotografate in tutto il loro splendore dal grande direttore della fotografia rumeno Marius Panduru. Accompagnato dalla chitarra acustica malinconica e vagamente orientale del compositore Marius Leftărache, il nostro eroe, un pastore con un lieve ritardo mentale, Besnik (Arben Barjaktaraj, che si è fatto conoscere a Hollywood per aver recitato nei film di Harry Potter), avanza verso la cinepresa con una mandria di capre. È un'ambientazione idilliaca: in una scena semi panoramica, vediamo anziani che bevono tè e bambini che giocano a calcio su un campo di fortuna. Ben presto, il mullah richiama alla preghiera, e gli abitanti del villaggio si dirigono lentamente verso la moschea, che sembra solo un’altra vecchia casa sgangherata con annessa una torre di legno.

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Quando Besnik si accorge di una crepa nell'intonaco del muro della moschea e inizia a scavare, capisce che c'è qualcosa sotto. E quasi subito - probabilmente il giorno dopo - arrivano due signore di un istituto di restauro per ispezionarla. Il mullah dice che non possono entrare nella moschea perché non hanno il ​​capo coperto, ma Vilma (Esela Pysqyli) e la sua collega hanno il permesso del governo. Si scopre così che quella è stata una chiesa cattolica fino al 1470, e che dopo che era stata trasformata in una moschea, il gran visir permise ai cattolici di usarla una volta a settimana. Besnik, nel suo modo semplice e diretto, suggerisce che dovrebbero ristabilire questa norma, e sarà questo uno dei punti centrali della trama.

Nel frattempo, incontriamo il padre malato di Besnik, Fadil (Bruno Shllaku) e i suoi fratelli che arrivano in visita con le loro famiglie: Alban (Osman Ahmeti), che si è convertito alla religione ortodossa così da potersi sposare e lavorare in Grecia, e Fitore (Irena Cahani) con suo marito da Tirana. Tutto questo, compreso il fatto che la moglie di Fadil era cattolica e che Fadil stesso è diventato comunista e seguace di Enver Hoxha, è spiegato in un dialogo a un pranzo di famiglia, dopo che il marito (musulmano) di Fitore quasi beve per sbaglio un sorso di vino albanese e il padre ordina di rimescolare i posti a tavola per evitare una simile blasfemia.

Questo è il livello di immediatezza che Budina usa per inviare il suo messaggio onestamente positivo, e si estende anche al rapporto che si sviluppa tra Besnik e Vilma. La ragazza della città è conquistata dalla semplicità e dalla purezza del pastore, implicando entrambe una più stretta connessione con Dio. Di fatto, non è stato forse lui a scoprire la chiesa sotto la moschea?

Con tutti questi grandi temi, i contributi tecnici di prima qualità e una recitazione molto intensa da parte di tutti, in particolare Barjaktaraj con la sua barba sale e pepe e gli occhi blu penetranti, A Shelter Among the Clouds si presenta come un film molto serio, nonostante qualche goffa battuta e diversi momenti di genuina tenerezza. Anche se ha certamente una qualità cinematografica, la sua solennità è sovvertita dall'approccio troppo letterale ai suoi temi, fino al punto che risulta difficile prenderlo sul serio.

A Shelter Among the Clouds è una coproduzione dell’albanese Erafilm Production e Digital Cube Romania. La tedesca Pluto Film detiene i diritti internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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