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CINÉMAMED 2018

Recensione: Fatwa

di 

- Mahmoud Ben Mahmoud usa la morte di un adolescente radicalizzato per evidenziare le tensioni religiose in Tunisia

Recensione: Fatwa
Ahmed Hafiene in Fatwa

Nel documentario Where to Invade Next? del 2015, il regista americano Michael Moore si recava in Tunisia per seguire la cosiddetta Rivoluzione dei gelsomini ed elogiava la democrazia parlamentare del paese. Moore era ammaliato dall'impegno dei partiti politici a schierare un numero uguale di candidati maschili e femminili. Come per tante altre cose in quel film polemico, Moore è stato criticato per essersi concentrato solo su certe politiche e non aver guardato al più complicato quadro generale nel paese nordafricano.

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di Mahmoud Ben Mahmoud, in concorso al Cinémamed (Festival del Cinema Mediterraneo) di Bruxelles, è invece un film complicato. Il superbo dramma dello scrittore e regista belga è l'ultimo di un numero crescente di ottimi lungometraggi provenienti dalla Tunisia dal 2011, tra cui Appena apro gli occhi [+leggi anche:
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di Mohamed Ben Attia sono assolutamente da vedere. Fatwa ha vinto il premio per il miglior film arabo al recente Cairo Film Festival e per il miglior lungometraggio al Carthage Film Festival, dove l'attore Ahmed Hafiene ha anche ricevuto il premio come miglior attore per la sua performance nei panni dell’addolorato Brahim.

Ambientato nel 2013, un anno di assassinii di alto profilo e attacchi terroristici, il film inizia con l'arrivo di Brahim all'aeroporto. Sta tornando in Tunisia per la prima volta dopo diversi anni a seguito della morte di suo figlio in un incidente motociclistico. È dalla sua prospettiva di musulmano liberale che vediamo le conseguenze della Rivoluzione dei gelsomini. È scioccato nel vedere come è cambiata la sua patria durante il suo periodo in Francia. E' subito chiaro che, mentre i manifestanti sono stati in grado di provocare la fine della dittatura del presidente Zine El Abidine Ben Ali e installare la democrazia parlamentare, una conseguenza atroce della libertà di parola è che ha permesso anche ai salafiti e agli estremisti islamici di fiorire. Fino al 2015, le moschee non erano monitorate per i discorsi di incitamento all'odio, e questi gruppi sono riusciti a sfruttare il limbo legale per diffondere la loro interpretazione violenta dell'Islam in tutto il paese. La Tunisia è diventata agli occhi di Brahim un campo di battaglia filosofico su come l'Islam debba essere interpretato nei tempi moderni.

Dal lato liberale c'è l'ex moglie di Brahim, Loubna (Ghalia Benali), un'autrice il cui recente libro e le credenze atee hanno portato a una fatwa contro di lei. È un'anima risoluta, e il dolore per suo figlio è accentuato dalla distanza che si era creata fra loro per la sua crescente radicalizzazione. Quando Brahim incontra il nuovo imam nella moschea, è scioccato da ciò che viene predicato.

Co-prodotto dai fratelli Dardenne e la loro Les Films du Fleuve, Fatwa presenta tutti i tratti distintivi dei vincitori belgi della Palma d'Oro. Come per gran parte del lavoro dei Dardennes, Fatwa usa la determinazione di un singolo personaggio per mostrare i problemi inerenti alla società. Brahim è convinto che la morte di suo figlio non sia un incidente, e si trasforma in detective, pur rimanendo risolutamente placido. La sua docilità e incapacità di comunicare le proprie convinzioni è in netto contrasto con le persone che lo circondano: Fatwa sostiene che le voci liberali nel mondo musulmano devono far sentire la propria voce, nonostante il disinteresse dei media, prima che sia troppo tardi – altrimenti, i molti progressi fatti durante la rivoluzione saranno stati vani.

Fatwa è prodotto dalle compagnie tunisine Habib Bel Hédi e Hatem Ben Miled, ed è coprodotto dalla belga Les Films du Fleuve.

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(Tradotto dall'inglese)

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