La normalità è follia
- Un uomo stermina la sua famiglia dopo venti anni di finzioni e bugie: un caso di cronaca vera ispira L´Adversaire di Nicole Garcia
Il 26 luglio del 1996 Jean-Claude Romand venne condannato al carcere a vita
dalla corte d´assise dell´Ain, nella regione francese del Rodano Alpi.
Jean-Claude aveva sterminato l´intera famiglia, moglie, figli e i due anziani
genitori. Per quasi vent´anni quest´uomo aveva condotto una doppia vita: fingeva
di essere un medico dell´OMS, mentre in realtà passava la giornata chiuso nella
sua auto, ferma in un parcheggio autostradale. Quando amici e parenti erano sul
punto di capire la verità, Romand aveva preferito uccidere tutte le persone
amate piuttosto che deluderle.
Su questa drammatica storia lo scrittore Emmanuel Carrére ha scritto un libro, e
da questo libro la regista-attrice francese Nicole Garcia ha
tratto il suo film in concorso a Cannes: 129 minuti in cui la macchina da presa
segue il protagonista nel suo percorso attraverso la ragnatela delle
menzogne, fino all´esplosione finale di una lucida follia. «Sono rimasta
affascinata dal fatto di cronaca, da questo caso clinico di mitomania, e nello
stesso tempo ho sempre sentito una sorta di repulsione», spiega Garcia, per la
prima volta a Cannes come regista con il suo quarto film, prodotto da Alain Sarde come i precedenti. «La mediazione narrativa del libro di Carrére mi ha
permesso di avvicinarmi alla storia, alla sua brutalità, nel modo giusto. Gli
sceneggiatori ed io abbiamo rispettato l´architettura degli eventi, la banalità
della vita di quest´uomo che assume una dimensione tragica. Ma volevo che fosse
fiction, perché c´era da inventare tutto il `non detto´, quello che di questa vicenda possiamo soltanto immaginare».
Protagonista del film è Daniel Auteuil (Cuore in
inverno, L´apparenza inganna, Vajont), un attore con il
quale la regista ha voluto condividere totalmente il suo progetto. «Daniel è
stato il mio primo pensiero, ha il coraggio di assumere qualsiasi rischio. È
uno dei pochi attori nuovi francesi che riescano a dare una profondità tragica
al cinema. Possiede una grande interiorità che è al tempo stesso familiare e
velata».
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