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IFFR 2019 Signatures

Recensione: God Only Knows

di 

- Il nuovo lavoro della regista olandese Mijke de Jong è un ritratto di una crisi di famiglia, in cui il privato diventa pubblico e il pubblico privato

Recensione: God Only Knows
Monic Hendrickx, Elsie De Brauw e Marcel Musters in God Only Knows

Quello della regista olandese Mijke De Jong God Only Knows [+leggi anche:
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, presentato nella sezione Signatures al Festival di Rotterdam è film molto intimo; racconta di una famiglia composta da Thomas (Marcel Musters), giornalista investigativo in preda ad un esaurimento nervoso, e le due sorelle Doris (Elsie De Brauw) e Hannah (Monic Hendrickx) impegnate nell'arte e nel sociale, anch'esse in stato di equilibrio precario.

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L'opera inizia con Thomas che si butta in un canale, vittima dell'ennesimo attacco di panico. Da questo episodio De Jong parte per costruire un delicato ritratto dei personaggi e delle relazioni fra loro, con dialoghi così amari e crudi che potrebbero essere scritti dal Bergman di Sonata d'autunno.

Un ritratto che metaforicamente descrive lo stato di crisi di una generazione, quella di mezz'età, cosmopolita, colta e impegnata ma impotente di fronte al miserabile stato delle cose: il nazionalismo imperante in Europa, i migranti morti in mare, i cambiamenti climatici e l'arte irrimediabilmente compromessa col potere.

A tutto questo si aggiunge il peso di un'educazione cristiana che mescola sensi di colpa e compassione per il prossimo, che lascia Thomas, Doris e Hannah in perenne crisi di fronte a qualsiasi scelta da fare, pubblica o privata che sia. Ma non è solo dolore questo piccolo dramma familiare, oltre ai duri confronti ci sono i momenti d'affetto, e i flashback, sotto forma epistolare, si affacciano durante tutto il film a raccontarci un'altra storia, quella di quando i protagonisti erano giovani e con belle idee di speranza per il mondo. Quasi tutte le scene sono ambientate nella casa paterna, ormai venduta e invasa dagli scatoloni del trasloco imminente, in una fredda Amsterdam, al centro di un’Europa sempre più a pezzi; gli spazi pubblici invece sono le chiese o i centri di accoglienza per i migranti, luoghi di un'umanità dimenticata, che hanno un bisogno urgente di altre narrazioni, piene di quel sentimento cristiano chiamato misericordia, che guida i protagonisti fino al sospirato finale. 

De Jong continua a mostrarci le fratture di una società divisa, con la stessa estetica realista dei film precedenti Stop Acting Now e Layla M. [+leggi anche:
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e qualche variazione di tema, come ad esempio l'Islamofobia che qui viene neutralizzata, in un afflato di speranza, dal personaggio di Doris e dal figlio adolescente, avuto da un marito musulmano che l'ha resa vedova. E di speranza si riempie il film man mano che il cinismo dei personaggi si attenua e i pezzi di quel puzzle che chiamiamo famiglia si ricompongono grazie alle fotografie di Hannah e a un viaggio di Doris a Belgrado.

Mijke de Jong è brava a non scadere nel manicheismo, descrivendo la complessità del rapporto dei personaggi con la religione, con se stessi e con gli altri. Il centro attorno al quale gravitano i due personaggi femminili, e quindi tutto il film, è sempre Thomas, la sua nevrosi di essere cristiano e omosessuale, le ferite che questa doppia natura arreca e lo slancio umano della spiritualità che si rivolge al prossimo.

Un plauso la regista olandese lo merita anche per la capacità di raccontare con sensibilità i disordini mentali e la vulnerabilità delle persone che ne sono affette, con un toccante autoscatto della malattia come raramente se ne vedono nel cinema che ci ostiniamo a chiamare d'autore.

God Only Knows è prodotto da Laurette Schillings, Frans van Gestel e Arnold Heslenfeld per la Topkaki Films che si occuperà anche delle vendite.

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