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BERLINALE 2019 Forum

Recensione: From Tomorrow on, I Will

di 

- BERLINO 2019: Il serbo Ivan Marković e il cinese Wu Linfeng si uniscono per un film di docu-fiction su un lavoratore migrante a Pechino

Recensione: From Tomorrow on, I Will

L’astro nascente della cinematografia serbo Ivan Marković, che ha curato la fotografia del vincitore dell’Orso d’argento per la miglior regia quest’anno, I Was at Home, but… [+leggi anche:
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, si è unito per la seconda volta dal loro film White Bird, proiettato in Berlinale Shorts nel 2016,con il regista cinese Wu Linfeng. La loro prima pellicola (di quasi 57 minuti), From Tomorrow on, I Will [+leggi anche:
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, è stata proiettata in anteprima mondiale nella sezione Forum della Berlinale.

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Li (Li Chuan) è uno dei tanti emigrati che arrivano a Pechino dall’entroterra in cerca di lavoro e un miglior tenore di vita. Condivide la camera con un coinquilino in un appartamento fatiscente o, per meglio dire, uno scantinato (lo chiamano “il sotterraneo”). Dopo aver trovato lavoro come guardia notturna in un nuovo edificio, fresco di ristrutturazione, Li si vede con il suo coinquilino solo quando torna a casa dal turno di lavoro e quando quest’ultimo sta andando a lavoro.

All’inizio del film, la Pechino che vediamo non è quella metropoli brulicante e modernissima che siamo abituati a vedere nei moderni film cinesi. Li vive nei sobborghi di questo mondo urbano e i posti che frequenta come anche le persone che incontra sono poveri, trasandati, circondati da spazzatura e carrelli dalla spesa e prigionieri tra pezzi di mura fatte di ferro arrugginito.

Li parla del suo lavoro e della sua vita, apparendo quasi frustrato, o almeno così sembra a giudicare dalla sua postura e del suo passo lento e indeciso. È una persona molto meticolosa e ordinata, nel piegare i pantaloni per il suo turno di lavoro o nell’usare il suo telefonino come specchio (dal momento che non ci sono né specchi né finestre nel suo appartamento) per vedere se la cintura è ben posizionata.

Fa un lavoro banale e, poiché l’edificio è molto grande, passa molto tempo ad aggiustare oggetti che spesso non richiedono di essere aggiustati, come ad esempio ordinare tutti i microfoni della sala conferenze nella medesima posizione. Una notte, sorprende il suo supervisore seduto al buio al primo piano, intento a fare qualcosa che non si riesce bene a capire a causa della scarsa illuminazione. Quando gli chiede il motivo della sua presenza lì, il capo si limita a ordinargli di tornare a lavoro.

Se fosse un film tradizionale, questo potrebbe rappresentare un segnale emblematico per far comprendere che qualcosa sta accedendo e, forse, smuoverebbe la trama. Tuttavia Marković e Linfeng non sono interessati a raccontare storie: esplorano lo spazio tra un evento e un altro. Questo è il cinema della condizione umana e dell’idea del luogo di appartenenza di una persona nel mondo.

Marković e Linfeng girano riprese lunghe e spesso statiche, con suoni originali e diegetici nati dalla stessa città senza colonna sonora e con attori amatoriali. Questo approccio unisce la natura del documentario con quella del romanzo in una siffatta maniera che rende la distinzione obsoleta: non sembra avere alcuna importanza che Li sia, o meno, un attore che interpreta una “persona comune” quando il film si incentra sul suo modo di vivere e non nelle sue azioni. A un certo punto, mentre è disteso sul letto, Li inizia a cantare una canzone sulla bramosia e la solitudine: questi sono elementi fondamentali per From Tomorrow on, I Will , per dare una caratterizzazione al personaggio nel senso più lato del termine.

From Tomorrow on, I Will è stato prodotto dalla compagnia serba Nanslafu Films e coprodotto dai cinesi Wu Linfeng and Fang Li. I diritti internazionali appartengono alla cinese Rediance.

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(Tradotto dall'inglese da Carlotta Cutrale)

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