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FILM / RECENSIONI

Recensione: Exfiltrés

di 

- Venuto dal documentario, Emmanuel Hamon firma un thriller corale molto realista sul tentativo di salvare una donna che vuole lasciare Daesh

Recensione: Exfiltrés
Kassem Al Khoja, Finnegan Oldfield e Swann Arlaud in Exfiltrés

"Vuoi che ti aiutiamo a ritrovare una pazza che si è unita agli assassini delle nostre famiglie?". Nel momento in cui si pone la spinosa questione del ritorno in Francia di coloro che si sono impegnati al fianco di Daesh, soprattutto donne e bambini, esce un film basato su fatti reali che getta una nuova luce sulla complessità di alcune situazioni individuali prese nel vortice di questo conflitto. Con il suo primo lungometraggio di finzione, Exfiltrés [+leggi anche:
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, lanciato questa settimana nelle sale francesi da Twentieth Century Fox, il documentarista Emmanuel Hamon riesce a tracciare un quadro realistico, credibile e umano di diverse persone coinvolte nel caos siriano, dando al suo film un ritmo da thriller che intreccia i destini. Un mix stilistico che è tanto più interessante perché piuttosto raro nella produzione francese, per un film girato con un budget limitato rispetto alle più grandi produzioni internazionali.

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"Dov'è mia moglie?". Sylvain (Swan Arlaud), giovane assistente di sala operatoria senza incidenti e che vive in un ambiente piuttosto popolare, è completamente stordito quando viene a sapere che sua moglie Faustina (Jisca Kalvanda) non ha preso l’aereo con Noah, il loro figlio di cinque anni, per andare a trovare un’amica in Turchia, bensì per unirsi a Daesh in Siria. Ma questa assistente sociale che si sentiva inutile in Francia e ha conosciuto alcuni membri di Daesh, si disilluderà molto rapidamente a Raqqa. Realizzando che le promesse che le erano state fatte sono false e sorvegliata come un uccello in gabbia, chiede presto aiuto. Ma le autorità francesi che indagano sulle condizioni della sua radicalizzazione, non sono molto sensibili a questo ripensamento ("non abbiamo mezzi per andare lì e anche se avessimo qualcuno sul campo, non metteremmo a rischio la sua vita per questo"). Fortunatamente, il chirurgo (Charles Berling) per cui lavora Sylvain lo mette in contatto con il figlio Gabriel (Finnegan Oldfield) che lavora in un’organizzazione umanitaria in Turchia, una professione che nasconde attività più segrete. Con il supporto di Adnan (Kassem Al Khoja), attivista siriano fuggito da Raqqa e che ha aiutato a entrare clandestinamente in Francia, Gabriel cercherà di organizzare l’esfiltrazione di Faustina e Noah, il che è ovviamente molto rischioso...

Senza rivoluzionare il genere e avanzando a gran velocità (la trama si dipana nel corso di un mese), con una sceneggiatura a volte un po’ accomodante per agevolare le interconnessioni necessarie alla storia, Exfiltrés mostra comunque molte qualità: solida interpretazione, ottima restituzione della realtà siriana (le riprese si sono svolte in Giordania e il regista si è avvalso di molti non professionisti che danno un vero sigillo di autenticità), un background molto ben documentato e utilizzato in modo intelligente con piccoli cenni al contesto del conflitto (servizi segreti, geolocalizzazione di foto, ecc.), e ovviamente suspense e ritmo, anche se il lieto fine è un po’ prevedibile (con però l’aggiunta della prigione). In breve, un "piccolo" film efficace che è abbastanza originale se si considerano gli argomenti solitamente affrontati nelle produzioni francesi, e che riesce con successo a evitare di copiare lo stile dei film americani senza averne i mezzi.

Prodotto da Epithète Films, Exfiltrés è venduto nel mondo da Playtime.

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(Tradotto dal francese)

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