email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

SALONICCO DOCUMENTARI 2019

Recensione: Maiden

di 

- Il nuovo film di Alex Holmes è un documentario convenzionale con teste parlanti e filmati d'archivio, ma racconta una storia molto coinvolgente, stimolante e importante

Recensione: Maiden

L'ultimo sforzo del regista britannico Alex Holmes (Paula, House of Saddam), Maiden [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, presentato in anteprima mondiale a Toronto e che ha appena chiuso il Festival del Documentario di Salonicco ed è uscito nel paese di origine del regista, è la storia epica e incredibilmente ispiratrice di Tracy Edwards, la prima skipper di una squadra di vela tutta al femminile a partecipare alla Whitbread Round the World Race nel 1989.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Il film si apre in modo drammatico, con immagini di mari in tempesta accompagnate dalla voce fuori campo di Edwards che dice: "L'oceano stava solo cercando di ucciderti". Segue un'esposizione del suo background – sua madre era una ballerina e una pilota di rally, e suo padre un progettista di altoparlanti – che dà al pubblico l'idea della provenienza di questa donna senza paura.

Nel 1985, partecipò alla gara con una squadra britannica che poi la vinse, ma era solo la cuoca di bordo. Certo, a quei tempi, persino avere una donna su una barca era, per dirla in parole povere, fuori dall'ordinario. "Venivo trattata come una cameriera, e io non desideravo altro che appartenere a questo equipaggio", dice Edwards, ora 57enne, in una delle molte interviste del film. Questo l’ha ispirata a dimostrare che le donne possono essere tanto brave a navigare quanto gli uomini, e ha iniziato a riunire la prima crew tutta al femminile per tentare l'estenuante regata di otto mesi intorno al mondo.

La prima metà del film descrive i numerosi ostacoli che hanno dovuto superare: si tratta di uno sport costoso, e hanno dovuto raccogliere un milione di sterline per essere accettate in gara. Ma ancora più importante, le donne dovevano confrontarsi con una comunità completamente dominata dagli uomini in un'era molto sciovinista. Sono state derise in pubblico e derise dalla stampa, con il giornalista del The Guardian Bob Fisher (anche intervistato nel film) che chiamava loro e la loro barca "un barattolo di crostate".

Sponsorizzate dall’improbabile amico di Edwards, re Hussein di Giordania, la skipper e il suo equipaggio di 12 membri sono riuscite ad acquisire fondi e una barca che hanno battezzato Maiden e si sono imbarcate nell'epica gara. Non solo sono riuscite a portarla a termine, contro tutte le aspettative, ma hanno anche ottenuto un risultato impressionante.

Composto interamente da interviste con Edwards, il suo equipaggio, i suoi concorrenti e contemporanei, e un ampio repertorio di filmati, Maiden è un documentario piuttosto convenzionale, ma immensamente accattivante. La musica orchestrale di Rob Manning e Samuel Sim imposta sempre (forse troppo) l'atmosfera man mano che il film progredisce, dal gentile al teso, dal drammatico all’epico. Il dinamico contrasto visivo tra i vecchi materiali video, granulosi e sfocati, e il formato nitido e colorato delle nuove interviste, sottolinea la risonanza che questa storia ha oggi in relazione alle sue più ampie implicazioni sociali.

Maiden è una produzione della britannica New Black Films, e la londinese Dogwoof detiene i diritti internazionali. Dogwoof guida anche l’uscita nelle sale britanniche.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy