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SOFIA 2019

Recensione: A Picture with Yuki

di 

- Il primo film di Lachezar Avramov, proiettato in concorso al Sofia International Film Festival, parla di razzismo, responsabilità e colpa

Recensione: A Picture with Yuki
Kiki Sugino in A Picture with Yuki

Il primo lungometraggio del regista bulgaro Lachezar Avramov, A Picture with Yuki [+leggi anche:
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intervista: Lachezar Avramov
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, che ha gareggiato nella competizione principale del Sofia International Film Festival (7-17 marzo), non è solo la prima coproduzione tra Bulgaria e Giappone, ma è anche un invito al pubblico a mettersi al centro di un dilemma morale. Discussione sui temi della colpa, della responsabilità e del perdono, il film parla in modo interessante anche di razzismo e di ciò che ci rende veramente umani.

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La sceneggiatura, scritta da Dimitar Stoyanovich e Avramov, è incentrata su Georgi (Ruscen Vidinliev), un bulgaro che vive in Canada, e sua moglie giapponese Yuki (Kiki Sugino). Attualmente sono entrambi a Sofia, dove Yuki cerca di rimanere incinta tramite la fecondazione in vitro. Quando il dottore raccomanda a Yuki di riposarsi, la coppia trascorre qualche giorno in campagna, ma la loro felicità bucolica in mezzo alla natura svanirà presto quando Yuki colpisce con la macchina Assencho, un giovane zingaro locale. Quando il ragazzo risale sulla sua bici e si affretta verso casa, Georgi e Yuki tirano un sospiro di sollievo, ma il giorno dopo, sentono che il ragazzo è morto, apparentemente picchiato da suo padre. La notizia catapulterà i protagonisti in un incubo di tormento e colpa.

Lo scopo principale del film è quello di invitare il pubblico nel dilemma esistenziale dei personaggi: sono colpevoli della morte del ragazzo o no? Dovrebbero confessare, anche se non ci sono prove che l'incidente sia stato la causa della morte? E se lo fosse, come potrebbero lasciare che la colpa ricada sul padre alcolizzato del ragazzo, specialmente quando stanno cercando loro stessi di diventare genitori? Ma non sono loro, in quanto cittadini buoni, meritevoli, educati, più titolati ad avere una vita "normale" di uno zingaro che picchia i suoi figli ogni volta che si ubriaca? Anche se gli sceneggiatori si lasciano distrarre da alcune deviazioni irrilevanti, la storia naviga abilmente nelle acque fangose ​​della colpa e della responsabilità, spingendo i protagonisti verso una conclusione che potrà soddisfare buona parte del pubblico.

Sì, A Picture with Yuki può essere maldestro a volte, con qualche tentativo di alleggerimento comico che sembra rivolto ingenuamente a conquistare un pubblico più ampio, ma il film deve essere ben accolto perché porta un importante problema sociale nei Balcani all'attenzione del pubblico: il razzismo contro la comunità rom. È lodevole che i due film bulgari mostrati nel concorso del Sofia IFF (l'altro è The Pig [+leggi anche:
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intervista: Dragomir Sholev
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di Dragomir Sholev) siano così socialmente consapevoli, e che puntino con forza i riflettori su argomenti come il bullismo giovanile e il razzismo, argomenti che sono ampiamente ignorati nella regione o vengono liquidati con commenti superficiali e incerti, come "i ragazzi sono ragazzi" o "gli zingari rifiutano di integrarsi".

Il modo in cui i protagonisti si comportano è la prova che la buona volontà, l'onestà e il perdono non sono legati al proprio DNA o al colore della pelle, ma piuttosto sono forgiati dalle difficoltà. Certo, la sceneggiatura giustappone questi concetti come in un laboratorio, forse sottolineando troppo attentamente che i valori morali e lo status sociale sono solo vagamente correlati, ma tutto ciò che conta è che l'argomento sia sul tavolo. "Le cose belle succedono alle persone buone", dice Georgi all'inizio, e la storia presto aggiunge ulteriori strati di significato a questa affermazione discutibile, coinvolgendo il pubblico nel dibattito.

A Picture with Yuki è prodotto da Chouchkov Brothers (Bulgaria) e coprodotto da WA Entertainment (Giappone). Il distributore nazionale Purple Rain distribuirà il film il 5 aprile. 

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(Tradotto dall'inglese)

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