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TRIBECA 2019

Recensione: Run

di 

- Il terzo lungometraggio di Scott Graham è una storia di genitori che guardano i figli ripetere i loro errori, e il conflitto tra libertà adolescenziale e responsabilità degli adulti

Recensione: Run
Mark Stanley in Run

Nel suo terzo lungometraggio, Run [+leggi anche:
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, che è stato recentemente presentato in anteprima mondiale al Tribeca nella sezione International Narrative Competition, il regista scozzese Scott Graham (Iona [+leggi anche:
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, Shell
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) prende spunto da Bruce Springsteen e le sue canzoni sul fatto di crescere in una piccola città. Oltre all'apertura del film con una citazione di "Born to Run", il titolo della canzone appare anche in forma di tatuaggio sui corpi di due dei protagonisti.

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Questi sono Finnie (Mark Stanley, da Euphoria [+leggi anche:
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e Ready Player One) e Katie (Amy Manson, da T2 Trainspotting [+leggi anche:
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), una coppia di sposi sulla trentina che vive in una piccola città costiera scozzese. Finnie lavora presso la fabbrica di pesce, insieme a suo figlio maggiore Kid (Anders Hayward), e a casa hanno anche un figlio più piccolo, Stevie.

All'inizio, Kid viene licenziato dal lavoro, nonostante Finnie cerchi di convincere il capo a tenerlo, dato che la fidanzata del ragazzo, Kelly (Marli Siu, da Anna and the Apocalypse) è incinta. Graham tratta questa scena, e in effetti l'intero primo atto, in linea con la migliore tradizione del realismo britannico, ma Run non è solo un film su un contesto sociale. Piuttosto, è un trattato sul voler scappare dalla noia e da un'esistenza limitata, in una piccola città, ma mai realmente farlo, e come le vite e gli errori dei genitori vengano successivamente replicati dai loro figli. Inoltre, tratta di come i genitori percepiscono se stessi attraverso le scelte che fanno i loro figli.

Analogamente al mondo delle canzoni di Springsteen, nella piccola città scozzese i giovani si dilettano con le loro auto truccate. Finnie, da quello che traspare, era un eroe delle corse su strada. Dopo una serata difficile in cui riesce a litigare con tutti i membri della sua famiglia, Finnie entra nella macchina di Kid e va a farsi un giro. Sulla strada, raccoglie Kelly, e l'improbabile coppia passerà quasi tutta la notte insieme, andando in giro e correndo.

Non è facile creare un film accattivante con una set-up così cupo, soprattutto quando la sua parte centrale è limitata a due personaggi seduti in una macchina. Graham lo fa attraverso una sequenza ben pianificata e mirata di inquadrature creativamente illuminate, e un ricco sound design che incorpora rumori del traffico, frammenti di canzoni di altre auto e le onde che si infrangono contro il porto.

Ci sono tutti gli elementi necessari a Graham per esprimere il suo punto di vista. Lo stato di Finnie di provare nostalgia per il passato ma anche di essere dolorosamente consapevole di esserne incatenato, esacerbato dal vedere suo figlio crescere fino a diventare esattamente come lui, viene presentato in modo convincente. Tuttavia, il film nel suo insieme lascia un'impressione di una bozza ben congegnata, piuttosto che un'opera cinematografica compiuta. Poiché difficilmente può esserci un grande intreccio in un approccio così spoglio, Graham si basa su dettagli, atmosfera e performance. Tutti questi aspetti funzionano, ma manca qualcosa perché lo spettatore sia in grado di relazionarsi pienamente con i personaggi. Forse una trama più ambiziosa avrebbe dato ai protagonisti maggiori opportunità di mostrare le loro qualità e difetti umani, e al pubblico di coinvolgersi maggiormente. Per come stanno le cose, Finnie e Katie – e, in futuro, anche Kid e Kelly – sono solo brave persone che non hanno mai creduto di essere nati per correre.

Run è una coproduzione tra la londinese bard entertainments e la barry crear di Glasgow. La britannica Film Constellation detiene i diritti internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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