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VENEZIA 2003 In Concorso

Buongiorno, notte, emozioni e applausi

di 

- Tutti in piedi dopo la proiezione del film di Marco Bellocchio, un racconto in chiave intimista del rapimento di Moro. Tra i protagonisti, Maya Sansa, Luigi Lo Cascio e Paolo Briguglia

SPECIALE VENEZIA 2003

Pier Giorgio Bellocchio: videointervista

La follia, tema costante del cinema di Marco Bellocchio, pervade Buongiorno, notte [+leggi anche:
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intervista: Marco Bellocchio, regista …
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, film su una delle follie più devastanti del recente passato italiano: il rapimento, la condanna a morte e infine l’esecuzione del presidente democristiano Aldo Moro da parte dei terroristi delle Brigate Rosse nel 1978. Il regista de I pugni in tasca e L’ora di religione [+leggi anche:
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ha affrontato il dramma utilizzando immagini televisive di repertorio, racchiuse però dentro uno stile irreale: “Dovevo riaffermare un’infedeltà rispetto ad altri film sul caso Moro che cercavano verità storiche. Non mi interessava capire cosa ci fosse dietro quel rapimento, la P2 o la C.I.A., ma volevo individuare le tracce che contraddicevano la tragica fatalità di questa vicenda”.

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La contraddizione, l’opposizione a quel gesto feroce e indecifrabile vengono rese dal regista attraverso la giovane terrorista che prepara da mangiare allo statista prigioniero (interpretata da Maya Sansa). E’ lei che reagisce e si ribella alla condanna a morte, “immaginando” di liberare Moro. Le immagini oniriche si confondono così con la realtà storica.

La figura di Aldo Moro, che in un prima stesura della sceneggiatura non doveva nemmeno comparire se non attraverso la voce, è affidata alla recitazione misurata e credibile di Roberto Herlitzka.
“Sia nella scrittura che durante le riprese – spiega ancora Bellocchio - ho avuto in mente l’immagine di mio padre, il ricordo di lui che passeggiava osservandoci mentre dormivamo”. Non a caso, uno dei terroristi è impersonato dal giovane figlio del regista, Pier Giorgio.
Elemento vitale del film è la colonna sonora, che utilizza le musiche tratte da Wish you were here dei Pink Floyd: “La mia generazione non li ha conosciuti bene ma mi hanno consigliato di utilizzare questo disco e ho capito che sintetizzava perfettamente lo spirito di disperazione e di ribellione di quel tempo”.

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