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CANNES 2019 Concorso

Recensione: Il lago delle oche selvatiche

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- CANNES 2019: Coprodotto dalla Francia, il nuovo film noir del cinese Diao Yinan, vincitore della Berlinale 2014 con Black Coal, è un'opera di un virtuosismo mozzafiato

Recensione: Il lago delle oche selvatiche
Ge Hu in Il lago delle oche selvatiche

È sotto una pioggia torrenziale, con i riflessi delle luci gialle del piazzale di una stazione aperta di notte, mentre un uomo si guarda intorno seminascosto dietro un grosso pilastro e viene avvicinato da una donna che non conosce, che si apre Il lago delle oche selvatiche [+leggi anche:
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intervista: Diao Yinan
scheda film
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del cinese Diao Yinan, presentato in concorso al 72° Festival di Cannes. Eccoci quindi direttamente proiettati nel cuore di un elettrizzante film noir di fuggiaschi, con un ritmo vertiginoso, in una frenesia di scenografie e figuranti, la cui impressionante messa in scena si iscrive (a una velocità completamente diversa) nella linea dell'opera precedente del regista, Black Coal, Orso d’Oro e premio del miglior attore a Berlino nel 2014.

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"Dovrei fidarmi di te?". La domanda sarà posta molte volte durante questa immersione nell'universo del jianghu, il mondo della mafia cinese. Ed è attraverso una serie di flashback meravigliosamente articolati con il presente che il regista racconta l’incontro tra Zhou Zenong (Ge Hu), il viso tumefatto, e la bella e molto distaccata Liu Aiai (Gwei Lun Mei). Il giorno prima, una disputa è scoppiata durante una riunione di spartizione del territorio tra i criminali locali (un’assemblea che ricorda M - Il mostro di Düsseldorf di Fritz Lang). Uno dei luogotenenti di Zenong Zhou (che è appena uscito di prigione dopo diversi anni passati al fresco) spara a Oreille de chat (orecchio di gatto), uno dei due fratelli leader di un "famiglia" rivale. Dopo una colluttazione generale e una vendetta mortale consumata tra uno sciame di scooter nella notte, Zhou Zenong si ritrova inseguito dal secondo fratello, Œil de chat (occhio di gatto). E come se non bastasse, accecato dalla pioggia, uccide accidentalmente un poliziotto. Eccolo quindi ricercato anche dalle autorità, con una ricompensa di 300.000 yuan offerta per la sua cattura, una somma che scatena molti desideri. Mandata da Hua Hua (Qi Dao) per aiutare Zhou Zenong a entrare in contatto con la sua ex moglie Yang Shujun (Wan Qian), Liu Aiai che è in realtà una "bagnante" (una prostituta) che esercita il suo fascino intorno al Lago delle oche selvaggio, si troverà imbarcata nel vortice che trascina Zhou Zenong. Perché quest'ultimo vorrebbe arrendersi in modo che la sua ex moglie ottenga i soldi, ma non ha alcuna voglia di morire. E le occasioni di perdere la vita non mancheranno...

Immersione vertiginosa e frenetica nei quartieri popolari tortuosi e affollati della città, Il lago delle oche selvatiche è un film noir d’autore eccezionale, dove ogni inquadratura è degna di nota, in una profusione di prodezze visive (una menzione molto speciale va al direttore della fotografia Jingsong Dong) su cui pertanto l'azione non si attarda mai nel torrente di peripezie di una sceneggiatura (scritta dal regista) che copre tre giorni, concedendosi alcuni bei momenti di rallentamento atmosferico. Un viaggio folgorante e labirintico in un "underworld" dove la violenza è una catarsi permanente talvolta nutrita di umorismo nero che trae il maggior beneficio dal carisma laconico e cupamente romantico dei due interpreti principali, e che conferma l'immenso, affascinante e molto divertente talento di Diao Yinan.

Prodotto dai cinesi di Green Ray Films e di Maisong Entertainment Investment, Il lago delle oche selvatiche è coprodotto da Arte France Cinéma e dalla società parigina Memento Films, con il sostegno dell’Aiuto ai cinema del mondo del CNC. Le vendite internazionali sono guidate da Memento.

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(Tradotto dal francese)

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