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CANNES 2019 Concorso

Recensione: La vita nascosta

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- CANNES 2019: La nuova potente opera di Terrence Malick racconta la storia dell'obiettore di coscienza Franz Jägerstätter

Recensione: La vita nascosta
Valerie Pachner e August Diehl in La vita nascosta

Terrence Malick è il re dell'etereo con le sue storie che saltano avanti e indietro nel tempo, e dove il trascendente è spesso messo in evidenza. Poi, naturalmente, come dimenticare i dinosauri del suo film vincitore della Palma d'Oro The Tree of Life? Malick torna in concorso al Festival di Cannes di quest'anno, e La vita nascosta [+leggi anche:
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appare quasi rivoluzionario (rispetto ai suoi standard) perché è raccontato in ordine cronologico e con una trama concisa e chiara.

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Basato su fatti reali, La vita nascosta racconta la storia del contadino austriaco Franz Jägerstätter, che rifiutò di giurare fedeltà a Hitler e di combattere per i nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Il contadino sarebbe rimasto anonimo se non fosse stato per la ricerca di un americano, Gordon Zahn, che ha scoperto le lettere scambiate tra Franz e sua moglie Fani dopo il suo arresto per diserzione, che sono state poi pubblicate.

Il film è girato in Europa, ma è leggermente fastidioso che il regista utilizzi attori tedeschi che parlano in inglese, piuttosto che nella loro lingua nativa, quella che i personaggi avrebbero parlato. Ma la bellezza e la natura poetica della storia e delle immagini lo rendono presto irrilevante, mentre i pensieri si rivolgono a domande più esistenziali, come il motivo per cui siamo sulla Terra, il valore della fede e come Malick abbia ottenuto prestazioni così eccellenti dai suoi attori principali August Diehl (The Young Karl Marx [+leggi anche:
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) e Valerie Pachner (The Ground Beneath My Feet [+leggi anche:
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).

Nel fare una storia semplice e mantenendola lineare, Malick lascia emergere i suoi temi preferiti: qual è la natura del rapporto tra uomo e donna? Troviamo lo spirito nella natura? E come possiamo trovare la forza attraverso la religione, specialmente la Bibbia? Ci sono anche molti elementi sul versante tecnico che urlano "Terrence!", come la poetica narrazione in voice over che sembra come se qualcuno ci stia leggendo un libro, i movimenti di dolly, l'inquadratura e, naturalmente, un ritmo generale languido.

Filmate dal direttore della fotografia Jörg Widmer (per la prima volta in questo ruolo per Malick dopo aver manovrato la Steadicam nei suoi cinque lavori precedenti), le colline austriache del piccolo villaggio di Sankt Radegund, tra le valli dell'Alta Austria, sono bellissime. Spaziando nel periodo tra la fine degli anni '30 e il '43, Malick inizia con i filmati di cinegiornale di Hitler, ricordandoci del caos in atto non lontano da quello che inizialmente è un avamposto sereno.

Anche se il film è basato su delle lettere, forse la parte più forte è quella che descrive il periodo precedente alla scrittura della prima lettera, quando Malick ci mostra la vita quasi idilliaca di Franz e Fani insieme alle loro tre figlie. Dopo che Franz si rifiuta di combattere, o di salutare il Führer, diventano dei paria nel villaggio. Viene accerchiato dalle truppe e buttato in prigione per tradimento.

Ciò che dà a Franz la forza di resistere e a Fani la capacità di sostenerlo è la loro fede incrollabile. I temi della resistenza al fascismo suonano particolarmente pertinenti in questo momento storico. È raro che in un film la convinzione religiosa diventi una tale virtù, ma qui è una forza potente, specialmente perché l'estetica e il ritmo di Malick richiedono che il mondo rallenti e trovi il tempo per la contemplazione nella chiesa del cinema.

La vita nascosta è una produzione Studio Babelsberg e Medienboard Berlin-Brandenburg (Germania), in associazione con Aceway e Mister Smith (Regno Unito), presentata da Elizabeth Bay Productions (Stati Uniti).

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(Tradotto dall'inglese)

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