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KARLOVY VARY 2019 Concorso

Recensione: The Father

di 

- Il terzo lungometraggio di Kristina Grozeva e Petar Valchanov è un'esplorazione coinvolgente e irreale della perdita

Recensione: The Father
Ivan Barnev in The Father

Dopo The Lesson [+leggi anche:
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, il duo di registi bulgari Kristina Grozeva e Petar Valchanov si gode un cambio di ritmo e tono nel suo terzo lungometraggio, The Father [+leggi anche:
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, in gara nella competizione principale al Karlovy Vary International Film Festival (28 giugno-7 luglio). Supportato dalle intense performance degli attori Ivan Barnev e Ivan Savov, il film esplora come un uomo e suo padre reagiscono dopo l'inaspettata perdita di una persona cara.

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Fin dalle prime inquadrature, il film stabilisce il suo tono cupo: ascoltiamo il sermone di sepoltura di un prete ortodosso. Vediamo la defunta, un'anziana donna bionda, e ci rendiamo presto conto che il vecchio uomo irrequieto dev'essere suo marito. Il figlio, Pavel (Barnev), entra in scena e suo padre gli chiede immediatamente di fotografare la bara aperta, cosa che Pavel è riluttante a fare. Questa è solo la prima interazione scomoda tra i due protagonisti, poiché presto apprenderemo da una vicina isterica che la defunta l'ha appena chiamata sul suo telefono. Ciò che il padre decide di fare in questa situazione è l'inizio della storia più assurda nella filmografia di Grozeva e Valchanov finora.

A The Father mancherà il commento sociale rilevante di The Lesson e Glory, ma il film vale ai registi molti punti con la sua personale interpretazione del lutto. Allo stesso tempo, The Father dà più spazio al pubblico per giocare con il suo significato, poiché gli spettatori riceveranno e percepiranno il film in modo diverso, in base alle loro esperienze personali. Se i film precedenti dei registi erano più vicini agli ex paesi comunisti (o almeno ai paesi che ancora lottano per accrescere la stabilità della democrazia), The Father è una storia universale e più facilmente riconoscibile. Essendo i protagonisti così inclini a trovarsi in situazioni imbarazzanti e assurde, il film potrebbe attirare i fan della commedia, anche se il susseguirsi di momenti divertenti è a volte artificiale e forzato.

Ciò in cui il film riesce è nel mostrare come reagiamo in modo diverso di fronte al dolore, e come possiamo desiderare di fare le cose più folli per provare, ancora una volta, quella potente connessione che abbiamo goduto con il nostro caro, una connessione che potrebbe presto essere persa per l'eternità. Concentrandosi sul duo di protagonisti – il padre che, spinto dalla sua perdita, non si preoccupa più delle convenzioni sociali, e il figlio che fa del suo meglio per alleviare, temperare e confortare, improvvisando continuamente e spinto sempre più lontano dalla sua zona di comfort – Grozeva e Valchanov esplorano un nuovo, grande argomento, che è quello che la maggior parte di noi dovrà affrontare almeno una volta nella vita.

Il film è notevolmente agevolato dalle impressionanti performance di Barnev e Savov. Dopo aver già condiviso lo schermo in The Lesson (rispettivamente come marito e padre della protagonista interpretata da Margita Gosheva), i due attori si gettano in un bizzarro tango di azioni e reazioni nei panni del padre sconvolto e del figlio diviso tra il dovere filiale e il proprio conforto psicologico. Barnev è una scelta eccellente per interpretare Pavel, un uomo così desideroso di compiacere (o almeno di non infastidire) coloro che lo circondano ma mettersi addirittura in pericolo fisico (e legale). Un'altra parte efficace del film è quella vocale di Margita Gosheva nella parte della fidanzata incinta di Pavel, capace di far venire al pubblico una grande voglia di marmellata di mele cotogne.

The Father è prodotto da Abraxas Film (Bulgaria) in coproduzione con Graal Films (Grecia). Il film è rappresentato a livello internazionale da Wide.

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(Tradotto dall'inglese)

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