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LOCARNO 2019 Cineasti del presente

Recensione: The Cold Raising The Cold

di 

- Il regista cinese Rong Guang Rong, accompagnato dalla produttrice italiana Ambra Corinti, ci regala un film destabilizzante e brutale sulle conseguenze dell’oppressione

Recensione: The Cold Raising The Cold

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, primo film di finzione del regista cinese Rong Guang Rong, prodotto dall’italiana Ambra Corinti e presentato al Locarno Film Festival nella sezione Cineasti del presente, ritrae i risultati di una vita fatta di censura e oppressione. La gioventù messa in scena da Rong Guang Rong è corrotta, spietata e indifferente, riflesso di un’educazione asettica e meccanica basata sull’obbedienza e la crudeltà psicologica.

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Nel buio della notte, una giovane ragazza chiamata Li Jie ritorna a casa in un’anonima città al nord della Cina. Il destino dei personaggi che abitano quest’universo fatto di gesti quotidiani in apparenza banali e privi di significato: una famiglia che mangia senza parlare, una bizzarra venditrice di mele caramellate o un misterioso ospite di un hotel che vuole ritrovare le sue origini, è legato a quello di un misterioso killer senza volto che li uccide in modo spietato.

Come affermato dal regista stesso, The Cold Raising The Cold è basato su fatti realmente accaduti che si trasformano attraverso il protagonista del suo film in ombre della sua stessa infanzia. Rong Guang Rong utilizza una storia reale, violenta e per certi versi sconcertante nella sua banalità, per parlare dei tormenti che abitano la sua stessa mente, frutto di controversi problemi sociali.

La noia e la monotonia della provincia di Dongbei, a nord della Cina, diventano lo scenario di una storia crudele e angosciante nella quale i giovani sembrano lobotomizzati, schiavi degli schermi dei loro cellulari, incapaci di ribellarsi ad una società che li vuole pacati ed inoffensivi. Rong Guang Rong filma la triste realtà di gente ordinaria che perde inaspettatamente il controllo. La miccia di quest’esplosione che da silenziosa diventa assordante è l’adolescente omicida al centro della vicenda, unico “ribelle” di una società pericolosamente assopita. Le vittime dei suoi brutali omicidi non gridano mai, come se non osassero opporsi nemmeno all’orrore più estremo.

L’omicidio diventa nel film di Rong Guang Rong sinonimo di ribellione, unica arma contro la morosità ambiente. “I genitori sono il primo killer, la società il secondo e la scuola il terzo. Lavorano insieme per insegnare ai ragazzi a diventare come loro. Quando questi ragazzi crescono diventano la nuova generazione di killer” ci spiega il regista. I giovani che abitano The Cold Raising The Cold sembrano in effetti lasciati in balia di sé stessi, fantasmi tra i fantasmi di un quotidiano che scorre lento come la pioggia.

Questa visione pessimista e cruda della società cinese è messa in scena attraverso dei “tableaux vivants” estremamente ordinati e controllati. La bellezza glaciale delle scene filmate si unisce in modo inquietante alla brutalità degli omicidi in un duetto dell’orrore dalle conseguenze irreparabili.

Dietro l’apparente indifferenza dei giovani protagonisti si nasconde un mondo incandescente dove repressione e violenza dominano sovrane. Quali saranno le conseguenze di un’esistenza basata sul controllo e l’oppressione? Quando avverrà l’esplosione? Ma soprattutto, la violenza sarà diretta contro sé stessi o contro gli altri? Rong Guang Rong solleva queste domande senza però rispondere a tutte. The Cold Raising The Cold non è che un’ipotesi, la messa in scena di uno scenario possibile ma non unico, la risposta cinematografica brutale ad un mondo dove la libertà d’espressione non è che una chimera.

The Cold Raising The Cold è prodotto dall’italiana Zajia Lab.

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