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VENEZIA 2019 Concorso

Recensione: The Perfect Candidate

di 

- VENEZIA 2019: Nel suo quarto film, Haifaa al-Mansour si diverte a mostrare i segnali di progresso riguardo alla parità di genere in Arabia Saudita

Recensione: The Perfect Candidate
Mila Al Zahrani in The Perfect Candidate

È stato alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nel 2012 che la regista saudita Haifaa al-Mansour si è presentata al mondo con il suo film d’esordio, La bicicletta verde [+leggi anche:
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, la prima pellicola interamente realizzata in Arabia Saudita. Ora è di nuovo al Lido, ma questa volta in concorso nella Selezione ufficiale con il suo quarto lungometraggio, The Perfect Candidate [+leggi anche:
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intervista: Haifaa al-Mansour
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Il film dice molto dei cambiamenti che sono avvenuti in Arabia Saudita rispetto al 2011, quando Mansour dovette girare clandestinamente il suo primo film. Per evitare l’ira delle autorità nascose l’attrezzatura video nel retro di un furgone. Andando avanti di qualche anno è possibile vedere il cambiamento dei tempi (e la battaglie ancora da combattere) nel personaggio di Maryam (Mila Al Zahrani), cuore pulsante del coraggioso film di Mansour.

Il sessismo non smette di essere praticato nemmeno in ospedale. Un paziente malato, quando scopre che Maryam non è un’altra infermiera, bensì una dottoressa, chiede di essere curato da un uomo. Il padre di Maryam, Abdulaziz (interpretato dal cantante folk underground Khalid Abdulrhim), è un musicista di mentalità aperta che ha sempre incoraggiato le figlie a inseguire i propri sogni. Ma è piuttosto difficile in una società che ha eretto tante barriere per impedirtelo.

Maryam non può nemmeno volare a Dubai perché la sua documentazione non è in regola. In Arabia Saudita le leggi sulla custodia stabilivano che le donne dovessero avere il permesso di un parente stretto di sesso maschile per viaggiare all’estero. Il problema è che il padre è via per un tour. Nel tentativo di ottenere un responsabile che firmi i suoi documenti, Maryam si ritrova a firmare per candidarsi al Consiglio comunale.

È il tipo di svolta che avverrebbe in un vecchio studio cinematografico di Hollywood, e The Perfect Candidate ha quel tono spensierato che accende l’atmosfera da intrattenimento familiare. Il film affronta questioni importanti, ma in maniera illustrativa anziché agguerrita. Uno dei vantaggi dell’approccio molto delicato è che la recente revoca da parte del governo saudita delle leggi sulla custodia non cambia il film. Questo perché The Perfect Candidate non ha l’intenzione di essere un’invettiva contro l’ineguaglianza di genere, bensì l’osservazione di come funziona il sessismo.  

In qualità di candidata, Maryam sembra proprio rispecchiare i nostri tempi. Ha solamente una linea politica: sistemare la strada fuori dalla clinica, ma a suo favore ha un’eccellente esperienza in social-media e un certo fascino da candidata del cambiamento. Il film contiene diverse brillanti osservazioni sul patriarcato. Fa notare che il sessismo non è causato solamente da uomini autoritari che dettano legge, ma è anche sostenuto dall’indolenza. Suo padre è felice che le figlie attuino il cambiamento, ma si affianca a un gruppo di amici che gli impedisce di spingere attivamente se stesso a cambiare. Quando sua figlia lo chiama per chiedere aiuto, lui non vuole correre rischi, soprattutto quando si avvicina l’opportunità di unirsi alla banda nazionale saudita.

Le sfumature della sceneggiatura non sono sempre accompagnate dalla regia. Ci sono alcune immagini sgradevoli, e per un film con un musicista tra i personaggi principali e una marea di melodie arabe diegetiche, curiosamente il montaggio pecca di ritmo narrativo. Il film a volte balbetta quando invece dovrebbe librarsi. Nonostante ciò, è facile capire perché i festival stanno chiedendo a gran voce di presentare The Perfect Candidate.

The Perfect Candidate è stato prodotto da al-Mansour’s Establishment For Audiovisual Media (Arabia Saudita) e dalla tedesca Razor Film, in collaborazione con Norddeutscher Rundfunk.

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(Tradotto dall'inglese da Gilda Dina)

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