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TORONTO 2019 Contemporary World Cinema

Recensione: The Barefoot Emperor

di 

- Il sequel di Un re allo sbando è una satira politica vasta e surreale sullo stato attuale dell'Europa, carica di riferimenti storici

Recensione: The Barefoot Emperor
Peter van den Begin in The Barefoot Emperor

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, presentato in anteprima mondiale nella sezione Contemporary World Cinema di Toronto. Questa satira politica surreale commenta l'attuale stato dell'Europa con un ricorso sostanzioso a riferimenti storici che a volte sono troppo vasti per essere realmente efficaci.

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Per coloro che non hanno visto Un re allo sbando, i cineasti aprono questo film con un breve riassunto che delinea il percorso del re del Belgio Nicolas III (Peter van den Begin, che riprende il suo ruolo), il quale, tornando da Istanbul, dove ha appreso che la Vallonia si è separata e il Belgio non esiste più, finisce a Sarajevo il 28 giugno. È il giorno dell'anniversario dell'assassinio di Francesco Ferdinando, e il re, con il suo stesso entourage del primo film – che include l'addetta stampa Louise (Louise Vancraeyenes), il capo del protocollo Ludovic (Bruno Georis) e il valletto Carlos (Titus de Voogt) – si ritrova nel mezzo di una rievocazione storica dell'incidente e viene colpito all'orecchio.

Un paio di giorni dopo, il re si sveglia in un sanatorio sull’isola di Brioni, in Croazia, gestito dal dottor Kroll (Udo Kier). Questa scelta di casting elimina qualsiasi necessità di esposizione sul suo personaggio: il dottore dice al re che la dissoluzione del Belgio ha portato alla chiusura del Parlamento europeo e che una "Nova Europa", dove l'identità nazionale ha la precedenza su tutto il resto, è stata istituita e avrà al governo un nuovo imperatore. L'imperatore verrà rivelato proprio su questa isola, che era la residenza estiva di Tito, dove ospitò leader mondiali e personaggi importanti. Ogni paziente nel sanatorio prende il nome dalla stanza in cui risiedevano queste persone: il re ora si chiama Breznev, Louise è Indira Gandhi, Ludovic è Castro, Carlos è Arafat e c'è anche Elizabeth Taylor, interpretata da Geraldine Chaplin.

Con l'approccio farsesco che i registi adottano, non è certo uno spoiler dire che sarà l'ex re dei belgi a diventare l'imperatore di Nova Europa. Lo scenario rimanda al parallelo spesso citato tra Ue e Jugoslavia, ma la satira è troppo vasta per essere sempre efficace: il film allude a Hitler, Goebbels, Mussolini, Che Guevara, Ceausescu e Srebrenica, e l'architetto di Nova Europa è chiamato Dr. Ilse von Stroheim. E quando incontriamo dei "rifugiati climatici" indiani in un sottomarino che "ha salvato il parmigiano" ma ha dovuto lasciare l'Italia perché i passeggeri erano sprovvisti di documenti legali – beh, allora vale quasi tutto.

The Barefoot Emperor funziona bene come commento su argomenti attuali, ma spesso appare disgiunto e superficiale a livello narrativo e di personaggi. Stilisticamente, Brosens e Woodworth cercano un chiaro distacco dalla realtà con la location limitata e l'argomento globale, e con le scelte piatte, spesso simmetriche di fotografia e di montaggio impassibile finalizzate ad aumentare l'atmosfera surreale. Lo stesso vale per la colonna sonora, composta dai pezzi classici più famosi (Carmen, Bolero e Sul bel Danubio blu), che a volte appoggia un paio di pezzi coreografici che potrebbero avere un significato simbolico – ma se ce n'è uno, è tanto vasto quanto la gamma generale di temi che il film cerca di affrontare.

The Barefoot Emperor è una coproduzione delle belghe Bo Films e Wajnbrosse Productions, l’olandese Topkapi Films, la croata Propeler Film e la bulgara Art Fest. La compagnia di Bruxelles Be for Films detiene i diritti internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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