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TORONTO 2019 Galas

Recensione: Radioactive

di 

- L'incredibile storia di Marie Curie è raccontata con sobrietà nell'irregolare ma ambizioso nuovo film di Marjane Satrapi

Recensione: Radioactive
Rosamund Pike in Radioactive

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, presentato al Closing Night Gala del Toronto International Film Festival, è un film raccontato in flashback e flashforward, che segue la linea sottile tra la vita e la morte. Racconta la storia della vita di Marie Curie, incentrata sull'incontro con suo marito e le scoperte che hanno fatto lavorando insieme. Nei suoi momenti più inventivi, il film di Satrapi mostra il continuo, positivo e negativo impatto che il loro lavoro ha avuto sul mondo.

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Sebbene frammentario, questo biopic è estremamente ambizioso, così come è concepito dalla regista di Persepolis [+leggi anche:
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Marjane Satrapi, con Rosamund Pike nel ruolo di Marie Curie e Sam Riley nel ruolo di suo marito, Pierre Curie.

La sceneggiatura di Jack Thorne (A Long Way Down [+leggi anche:
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Wonder), basata sulla graphic novel di Lauren Redniss, inizia come un film biografico abbastanza convenzionale, prima di entrare nel vivo dipingendo Curie come una donna decisa a lasciare il segno in un mondo di uomini e che si innamora di Pierre suo malgrado.

Queste scene, che partono dal 1893, ci danno il tempo di abituarci all'idea di Pike nei panni di una donna polacca che vive a Parigi, ma che parla con un elegante accento britannico. L'attrice britannica ha recentemente interpretato l'iconica fotografa Marie Colvin in A Private War [+leggi anche:
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, ma lì, come nel film di Satrapi, non è all'altezza delle alte prestazioni richieste da personaggi così complessi.

A un certo punto del film, Curie va a vedere un balletto di Loie Fuller, suggerendo che la storia si svolgerà come una danza, muovendosi avanti e indietro nel tempo, ma anche – e soprattutto – che sarà una celebrazione delle donne pioniere. Curie è schietta: "Non sarò la tua amante", dice a Pierre quando la invita a utilizzare i suoi strumenti. In compenso, diventa sua moglie, ha un bambino e vediamo passare diversi anni della sua vita in un tiepido montaggio.

Scopriamo che la morte di sua madre le ha fatto venire paura degli ospedali, ma anche il desiderio di consacrarsi alla scienza. In quanto donna in un mondo di uomini, fa fatica a sbarcare il lunario, ma tutto cambia una volta che le viene dato lo spazio per lavorare. Sviluppa la teoria della radioattività e tecniche pionieristiche per isolare gli isotopi radioattivi, e scopre due nuovi elementi, il polonio e il radio. L'insistenza di Pierre sul fatto che sua moglie venga riconosciuta come sua pari fa sì che il comitato per il premio Nobel la scelga come prima donna a ricevere un premio Nobel. È tuttora l'unica donna ad averlo vinto due volte.

Il film non nasconde le difficoltà che Curie ha incontrato. È infatti particolarmente potente quando mostra la xenofobia che ha dovuto affrontare, causata dalla falsa impressione di essere ebrea. Man man mano che avanza, l'estetica del film diventa anche progressivamente più ambiziosa, con un maggior utilizzo di tonalità verdi e transizioni di scene che sembrano viaggi attraverso particelle radioattive. Il regista confeziona una ricca storia in modo efficace, e neanche i sacrifici personali fatti da questi scienziati vengono tralasciati.

Le complessità dell'amore prendono inoltre una svolta eccitante quando Marie Curie inizia a frequentare il fisico sposato Paul Langevin (Aneurin Barnard) dopo la morte di suo marito. Satrapi inquadra questa relazione come un momento cruciale nella vita di Curie, che le fa capire che suo marito era il suo fondamento, l'amore della sua vita. Il dispositivo dà al film un finale piacevole, ma che stranamente riconduce la storia di questa donna indipendente, e che ha fatto di tutto per esserlo, alla sua relazione con un uomo.

Radioactive è prodotto da Shoebox Films e Working Title Films. Le vendite internazionali sono curate da Studio Canal.

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(Tradotto dall'inglese)

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