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TORONTO 2019 TIFF Docs

Recensione: This Is Not a Movie

di 

- Questo documentario sul corrispondente dal Medio Oriente Robert Fisk pone domande profonde sulla natura del giornalismo moderno

Recensione: This Is Not a Movie
Robert Fisk (a destra) in This Is Not a Movie

Robert Fisk è un giornalista britannico celebre per i suoi dinamici reportage dal Medio Oriente per il quotidiano britannico The Independent. Yung Chang, il pluripremiato regista di Up the Yangtze (2007) e China Heavyweight (2012), sviluppa questo documentario attorno a un'intervista faccia a faccia con Fisk. Le parole del giornalista si mescolano con filmati d'archivio di Fisk nelle zone di guerra da Belfast alla Siria e filmati contemporanei girati per il documentario. Il risultato mostra il modo meticoloso in cui Fisk verifica le storie, parlando con le persone sul campo nel tentativo di separare i fatti dalla finzione. This Is Not a Movie [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
è stato presentato in anteprima mondiale nell'ambito di TIFF Docs al Toronto Film Festival.

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Chang usa Fisk per intessere una storia sulla natura del giornalismo moderno. Per il regista, Fisk è un esempio di come dovrebbero essere fatte le cose, un corrispondente straniero sul campo che racconta una storia raccogliendo prove di prima mano. Eppure sta anche diventando una sorta di anacronismo in un mondo di budget ridotti, rapidi scambi di notizie e report digitali.

Fisk descrive la disillusione che lo ha costretto a smettere di lavorare per il Times di Londra. Dopo che il magnate degli affari australiano Rupert Murdoch ne assunse la proprietà, Fisk sentì che i titoli dei giornali smettevano di riflettere ciò che aveva scritto nell'articolo. Così Fisk si trasferì all’Independent nel 1989, rimanendo di stanza a Beirut come corrispondente dal Medio Oriente, dove ha lavorato per più di quattro decenni.

Sorprendentemente, considerando i suoi metodi così vecchia scuola, Fisk ammette che ama essere pubblicato in digitale, e che vi è abituato. Il film mostra la sua reazione quando l’Independent interrompe la sua edizione cartacea e diventa digitale nel 2016. Nonostante la passione per la parola stampata, per Fisk è più importante che quando il suo articolo viene pubblicato, sia letto online da milioni di persone in tutto il mondo nel giro di poche ore. Si trova in una posizione privilegiata, poiché la rivoluzione digitale non ha influito su come il giornalista settantenne lavora.

Un'altra sorprendente critica dei media presente nel film è la rapidità con cui gli eventi vengono dimenticati. Fisk esprime la necessità di continuare a ricordare al pubblico ciò che è accaduto in passato, soprattutto in un mondo di “fake news”. Parla di come il genocidio armeno venga talvolta segnalato come "presunto genocidio" perché la Turchia contesta la versione accertata dei fatti. Lo vede come un precedente pericoloso, poiché il desiderio di equilibrio si impone sui fatti. Fisk torna sul luogo del massacro di Sabra e Shatila del 1982, nel disperato tentativo di mantenere vivo il ricordo di quello che è successo. Una conversazione che Fisk ha al telefono con un editore a Londra mostra le difficoltà che incontra nel riferire sul Medio Oriente, dovendo continuamente spiegare la storia.

Chang e il montatore Mike Munn (Stories We Tell) lavorano duramente per dare al film una qualità cinematografica. Si apre con Fisk che corre lungo la strada ad Abadan nel 1980 e finisce a Homs nel 2018, collegando così due diverse guerre e quattro decenni in una sequenza. Il ritmo del documentario a volte rallenta, ma ciò è dovuto al tema, nonché al desiderio di essere accurato e concreto come il soggetto. Per chiunque sia interessato a una carriera nel giornalismo, questo è il film.

This Is Not a Movie è una produzione canadese-tedesca guidata da Sutor Kolonko Filmproduktion, il National Film Board of Canada (che cura anche le vendite internazionali) e TINAM Inc.

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(Tradotto dall'inglese)

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