email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

TROMSØ 2020

Recensione: Light From the Chocolate Factory

di 

- Il regista norvegese Dag Johan Haugerud si ispira a Éric Rohmer e alla Nouvelle Vague francese in questa eccellente commedia sulla morale e la musica

Recensione: Light From the Chocolate Factory
Andrea Bræin Hovig in Light From the Chocolate Factory

Il modo in cui Dag Johan Haugerud sta facendo film è un po' come un autobus: ne aspetti uno per ore, e poi ne arrivano due insieme. Prima c'è stato il suo epico Beware of Children [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Dag Johan Haugerud
scheda film
]
di 157 minuti, che ha debuttato alle Giornate degli Autori e sarà presto in competizione al Göteborg Film Festival. Ora è la volta del più veloce Light From the Chocolate Factory [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, che dura 65 minuti ed è stato presentato in anteprima mondiale al Tromsø International Film Festival, nella sezione Norwegian Horizons.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Comprensibilmente, data la vicinanza temporale con cui i due film sono stati realizzati, le due diverse produzioni condividono molti elementi: un protagonista colpevole di una morte accidentale, l’interesse per lo stato della nazione norvegese, in particolare il supporto ai politici di destra, e persino il cast. Ma ciò in cui Light From the Chocolate Factory si distingue sono gli inserti comici e l'adesione ai principi della Nouvelle Vague francese, in particolare laddove Éric Rohmer incontra Jean-Luc Godard. I direttori dei festival di tutto il mondo dovrebbero affrettarsi a proiettare insieme i due Haugerud ai loro eventi.

Il film è diviso in cinque capitoli e un epilogo, ognuno dei quali raffigura una scena diversa, che vede i personaggi coinvolti in una profonda conversazione sulla vita, la musica e la moralità. Al centro del film c'è una spettacolare performance di Andrea Bræin Hovig nei panni di Ingrid. La scena di apertura è un'immagine sfocata di lei, e quando l'obiettivo viene messo a fuoco, la camera rimane su di lei, anche se sentiamo la sua amica Maria (Henriette Steenstrup) fare domande e parlare fuori campo. Ingrid deve comporre una canzone per il matrimonio della sua amica e decide di chiedere l'aiuto di alcuni amici. Ingrid soffre di ansia perché è convinta che la sua negligenza abbia causato la morte di sua madre e che dovrebbe andare alla polizia a confessare.

È un film che trova divertimento e sconcerto nella vita dei personaggi. Ingrid, che è agente immobiliare, rimprovera a due potenziali giovani acquirenti di un appartamento di comprare una casa in un tempo in cui proliferano rifugiati e senzatetto, per poi scoprire che uno di loro ha votato per un candidato di destra e vuole fermare l'immigrazione. Poi c'è l'insegnante che è stato sospeso da scuola perché alcuni bambini lo hanno spiato e di conseguenza lo hanno visto in una situazione compromettente. Haugerud mostra che sono stati i bambini stessi a causare la situazione violando le regole, eppure l'adulto, che apparentemente non ha fatto nulla di legalmente sbagliato, viene punito. Il regista vuole confondere il pubblico, guardare storie da diverse angolazioni e chiedersi se le azioni di cui si parla siano giuste o sbagliate. C'è anche una scena senza Ingrid, in cui Maria parla di lei, ed è divertente quando escono fuori i suoi pensieri e sentimenti reali.

La ciliegina sulla torta dell’ironico e delizioso Light From the Chocolate Factory è la colonna sonora, con la musica classica di Joseph Maurice Ravel e Claude Vivier.  

Light From the Chocolate Factory è una produzione norvegese guidata da Motlys e Yngve Sæther.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy