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TRIESTE 2020

Recensione: Asymmetry

di 

- Al suo esordio nel lungometraggio, la regista di Belgrado Maša Nešković racconta tre momenti della parabola di una coppia, il cui destino riflette la società serba stessa

Recensione: Asymmetry
Mira Janjetovic e Mladen Sovilj in Asymmetry

Estate, in una Belgrado svuotata dalle vacanze una coppia sopra i quarant’anni si sta separando dopo vent’anni proprio davanti all’ingresso dell’ospedale dove lavora lei (Daria Lorenci Flatz). Lui (Uliks Fehmiu) dice solo “torno da mio padre” e si allontana. Le ginocchia di lei si piegano per la disperazione, le lacrime scorrono, ma bisogna tornare in corsia a badare ai malati. Più tardi, la notte passata a ballare convulsamente in discoteca sarà la medicina migliore.

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, esordio al lungometraggio della giovane regista serba Maša Nešković in Concorso al Trieste Film Festival 2020, inizia così, con tutto lo struggimento di un dramma romantico. E manterrà questa linea per tutti i 93 minuti di durata. La macchina da presa si sposta però sulle vite di altre due coppie. La prima è formata dai compagni di scuola adolescenti Lola e Pec (Lola Vitasovic e Mateja Poljcic) che si frequentano, vanno in bici, mangiano il gelato e non sanno di amarsi già. Lo scopriranno in aeroporto, quando dovranno separarsi perché lei parte per il Canada con mamma e fratellino malato. L’ultima coppia si forma davanti ai nostri occhi: Olja (Mira Janjetovic) e Ivan (Mladen Sovilj) sono vicini di casa, lui è un depresso con tendenze suicide che ama la fisica speculativa, lei ha solo pochi giorni a Belgrado prima di ritornare a Vancouver. Si incontrano, si piacciono, finiscono a letto, probabilmente sta nascendo un nuovo amore. O forse si sono solo ritrovati.

La regista, che ha scritto la sceneggiatura con il popolare scrittore serbo Vladimir Arsenijevic e Staša Bajac, mischia le carte e per gran parte del film non riusciamo a mettere a fuoco la relazione proporzionale fra le parti di un solo oggetto. La coppia in realtà è una sola, raccontata in tre momenti cruciali della sua storia, in un continuo andirivieni temporale. Idea affascinante e intrigante, ben scritta e ben girata (Neškovic si è diplomata alla Facoltà di Belle Arti di Belgrado e ha girato molti corti), con numerose scene al buio che mettono a dura prova il lavoro del direttore della fotografia Djordje Arambašic, e un montaggio (di Marija Šarac) che rimette a posto i pezzi di questo mosaico che traccia una parabola esistenziale. Maša Nešković non si abbandona però al mero romanticismo, anzi sospettiamo che questa “non simmetria”, questo mancato equilibrio e quindi bellezza, non riguardi solo la coppia ma la stessa società serba. Aleggia nel film una condizione sociale precaria, viene sottolineato il disagio della protagonista che rivela una vera e propria crisi di coscienza nel suo ruolo di infermiera (in un sistema sanitario in rovina, i medici dimenticano l’etica professionale) anche se certe immagini simboliche inserite nel film (le cascate ad esempio), si dimostrano forse ridondanti. A vent’anni dai bombardamenti della NATO sulla Jugoslavia di Slobodan Milošević, quando nei Balcani di oggi esistono ancora numerose micce che aspettano solo di riaccendersi, la coppia del film attraversa una Belgrado intorpidita dal caldo che guarda al destino di questi due esseri umani da una distanza lunare.

Il progetto del film era stato selezionato nell’edizione 2019 di This is IT, sezione del Trieste Film Festival realizzata con When East Meets West e dedicata alle migliori co-produzioni italiane work in progress. Asymmetry nasce infatti da una collaborazione tra Serbia, Slovenia e Italia che ha coinvolto This and That Productions, Korektif e Nightswim, con il supporto di Film Center Serbia. In Serbia sarà distribuito nei cinema da Fame Solutions dal 30 gennaio.

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