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BERLINALE 2020 Forum

Recensione: The Exit of the Trains

di 

- BERLINALE 2020: Il saggio documentario di Radu Jude e Adrian Cioflâncă è un resoconto necessario ed efficace dell'Olocausto rumeno

Recensione: The Exit of the Trains

Tre anni dopo il suo saggio documentario The Dead Nation [+leggi anche:
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, il regista rumeno Radu Jude rivisita il genere con The Exit of the Trains [+leggi anche:
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, un film che ha co-diretto con lo storico Adrian Cioflâncă e proiettato nella sezione Forum della 70ma Berlinale. L'approccio ultra-minimalista – una successione di immagini ufficiali delle vittime – lascia spazio a un memoriale efficace e necessario degli ebrei uccisi nella città rumena di Iaşi il 29 giugno 1941 e nei giorni seguenti.

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Sia nello spirito che nell'approccio, The Exit of the Trains è il sequel di The Dead Nation, in cui Jude presentava una serie di immagini scattate da un fotografo in una piccola città di provincia rumena e le montava insieme a brani in voice-over tratti dal diario di Emil Dorian, un medico ebreo i cui resoconti sul crescente antisemitismo negli anni '30 e nei primi anni '40 erano in netto contrasto con le immagini inoffensive mostrate sullo schermo. Allo stesso modo, The Exit of the Trains è una serie di ritratti presi dai passaporti e vari documenti ufficiali delle vittime, montati insieme ai racconti delle loro morti, la maggior parte dei quali forniti dalle donne sopravvissute nelle famiglie delle vittime.

Il documentario è un'esperienza cinematografica difficile, ma anche molto necessaria, in quanto la società rumena è piuttosto incline a negare il suo ruolo nell'Olocausto (e le reazioni interne al film di Jude vincitore del Globo di Cristallo a Karlovy Vary “I Do Not Care If We Go Down in History as Barbarians” [+leggi anche:
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ne è la prova). E così il film si trasforma in un memoriale ossessionante di coloro che furono uccisi quel giorno.

La serie di ritratti ufficiali delle vittime, molti dei quali estremamente solenni (come la maggior parte dei ritratti ufficiali), non offrono altro che il nome della vittima e le circostanze della sua morte, ma il pubblico può facilmente riempire gli spazi vuoti, immaginando quelle persone con vite ricche e parenti affettuosi, dottori e impiegati, negozianti di ferramenta e lavoratori giornalieri che si svegliavano ogni giorno per affrontare le varie sfide delle loro attività e professioni. Fino al giorno in cui, insieme a migliaia di altri, non vennero radunati e portati alla stazione di polizia, alcuni di loro picchiati a morte e altri fucilati, con i sopravvissuti sigillati in vagoni ferroviari in lento movimento sotto il sole cocente dell'estate rumena. Innocenti picchiati a morte, fucilati e uccisi per asfissia, solo a causa della loro religione.

E per ogni immagine e ogni vittima che vediamo sullo schermo, apprendiamo i destini strazianti di altre vittime, le mogli, le madri e le sorelle delle vittime uccise quel giorno. Narrato dai fedeli collaboratori di Jude, come la produttrice Ada Solomon, l'attore Şerban Pavlu e l'attrice Ioana Iacob, tra molti altri, questi racconti offrono un'altra prospettiva sul pogrom, quella delle famiglie distrutte che avrebbero continuato a vivere in condizioni di povertà e paura costante di un nuovo 29 giugno. Alla fine, Jude e Cioflâncă mostrano l'entità dell'orrore con un montaggio di immagini storiche girate in quei giorni, un pugno visivo per tutti coloro che affermano che l'Olocausto rumeno non c’è mai stato.

The Exit of the Trains è coprodotto dalla rumena microFILM e coprodotto dalla connazionale nomada.solo. Il film è venduto nel mondo da Taskovski Films. Uscirà in Romania il prossimo autunno.

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(Tradotto dall'inglese)

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