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CINÉMA DU RÉEL 2020

Recensione: Il n'y aura plus de nuit

di 

- Eléonore Weber firma un documentario affascinante e terribile che decifra e riflette sulle immagini catturate dagli elicotteri operativi in Afghanistan, Iraq e Pakistan

Recensione: Il n'y aura plus de nuit

"C'è sempre il rischio di sbagliarsi, ma una volta aperto il fuoco è difficile fermarsi"; "Sentono che c’è un occhio che li osserva, un occhio la cui palpebra non si chiude più". Quando sono in volo sulle zone di conflitto, tutto ciò che i piloti di elicotteri militari guardano viene filmato e successivamente archiviato. È affidandosi esclusivamente a queste immagini (girate dalle truppe americane e francesi in Afghanistan, Iraq e Pakistan) e alla testimonianza anonima di un pilota che la regista Eléonore Weber ha costruito Il n'y aura plus de nuit [+leggi anche:
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scheda film
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, un documentario sorprendente e minuzioso che racconta la guerra interamente attraverso un mirino militare e gradualmente elargisce spiegazioni tecniche molto precise a vaste questioni morali e sociali.

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Un film appassionante che riesce a superare in modo brillante e sobrio, grazie a una narrazione fuori campo particolarmente ben dosata e pertinente, la difficoltà legata al fatto di utilizzare unicamente video spesso monotoni (paesaggi e sagome spettrali catturati dalle telecamere termiche), presentato nella competizione francese del 42° Festival Cinéma du réel (che prosegue fino al 22 marzo online per giurati e accreditati).

"Ci sono due piloti sugli elicotteri. In basso, c'è quello che guida il velivolo. In alto, c'è il comandante, il cannoniere. Il comandante indossa un casco che controlla la telecamera dell'elicottero. Se gira la testa, la telecamera lo segue. Questi movimenti della testa guidano anche la mitragliatrice". Il film si immerge in questo mondo ridotto alla percezione e alle complesse decisioni di questo uomo-mirino, dall'addestramento (tutto ciò che emana calore brilla in modo fuorviante, i primi piani provocano nausea e l'unico rumore che giunge al pilota è quello delle esplosioni provenienti dai propri cannoni) alla valutazione dei comportamenti a terra in tempo di guerra (come stabilire chi è sospetto e chi non lo è, quando un semplice rastrello e un Kalashnikov appaiono così simili, alcuni corrono per paura e altri per nascondere qualcosa, e tutta la popolazione locale finisce per trasportare armi?).

Filmando il suo anonimo pilota mentre tenta di decifrare diverse situazioni, la regista mostra un ampio spettro di episodi terrificanti in cui sorveglianza, colpi incredibilmente precisi, paura degli errori e delle sviste (inevitabili) si mescolano. Dalle montagne alle città, i corpi cadono sullo schermo, i feriti vengono terminati, i passanti camminano con il mirino puntato costantemente su di loro... Uno sguardo minaccioso che la regista utilizza anche per mostrare come le telecamere più recenti possano cancellare la notte: "Presto, alcuni vedranno come se fosse la luce del giorno. Gli altri rimarranno immersi nell'oscurità (...) dotati di piccole lampade e torce. I potenti li vedranno arrivare con la massima chiarezza: sarà il mondo della vera notte e del falso giorno".

Costruito con molta padronanza narrativa e un mix sottile di scambi radio tra piloti e numerose riprese aeree, Il n'y aura plus de nuit è un film molto riuscito, con una messa in scena davvero notevole in termini di materiale visivo che sembra difficile da sostenere alla lunga, ma che è arricchito dall'intelligenza del suo commento. Un viaggio emozionante come se "sfondassimo una porta che non avrebbe dovuto essere aperta" in un mondo che è già quello nostro.

Passato per le piattaforme ParisDOC (Cinéma du réel) e Films en cours (Festival Entrevues Belfort), Il n'y aura plus de nuit è stato prodotto da Gaëlle Jones per la società parigina Perspective Films.

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(Tradotto dal francese)

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