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INDUSTRIA / MERCATO Italia

Roberto Cicutto: essere pronti per il "dopo lockdown"

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- Maggiore intervento da parte dei broadcaster, un desk per il tax credit alle produzioni internazionali, un fondo per attrarre investimenti esteri. I suggerimenti dell’ad di Istituto Luce Cinecittà

Roberto Cicutto: essere pronti per il "dopo lockdown"
L’ad di Istituto Luce Cinecittà Roberto Cicutto

Il presidente e ad di Istituto Luce Cinecittà Roberto Cicutto ha lanciato una riflessione a tutto campo sulla drammatica situazione dell’industria culturale e audiovisiva. Sintetizziamo i suoi suggerimenti in 7 punti “per una ripartenza che tenga conto di tutte le forze e le risorse dell’audiovisivo”.

1. Dobbiamo prendere in considerazione non solo film e serie TV ma tutti i prodotti audiovisivi (documentari, cortometraggi…) che devono trovare oltre ai mezzi di produzione anche forme adeguate di distribuzione e una maggiore attenzione da parte di broadcaster e piattaforme (soprattutto in termini di investimenti).

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2. Nuove forme di intervento da parte dei broadcaster nazionali e delle loro controllate che devono stabilire parametri di valutazione del valore del diritto free e/o di altri diritti TV che vanno ad acquistare. Va escluso in ogni caso che tali broadcaster e loro controllate possano assumere la qualifica di produttore (ai sensi dell’art. 45 della legge 633-41) e che possano usufruire o avere accesso ai benefici riservati ai produttori.

3. Una miglior definizione dei palinsesti delle reti (anche tematiche) che valorizzino la produzione nazionale e le coproduzioni (di lungometraggi, cortometraggi, e documentari).

4. Garantire l’accesso al tax credit alle produzioni nazionali e internazionali (sul territorio italiano) stabilendo e comunicando tempi certi per la presentazione delle domande e i tempi di approvazione. Inutile ribadire che se si può fare una ragionevole previsione di fabbisogno per la produzione nazionale, più complicato è valutare quello per gli stranieri. Sarebbe importante aprire un desk per raccogliere in anticipo le richieste per produzioni a medio e lungo termine che vengano dall’estero.

5. Ripristinare un tavolo di coordinamento fra Istituto Luce-Cinecittà, ICE, MAECI e associazioni dei produttori e Film Commission per individuare le linee generali di azioni di intervento mirate all’internazionalizzazione. Il meccanismo dei decreti a sostegno di produttori, esportatori e distributori esteri di cinema italiano aveva dato buoni risultati. Meglio sarebbe garantire un fondo (in sistema revolving fund) per tutta l’attività di internazionalizzazione mirata alla commercializzazione e attrazione di investimenti. Uno dei problemi più difficili da gestire è la procedura per cui i ministeri competenti (MAECI, MISE, MIBACT) liberano questi fondi. La continuità e automaticità del loro funzionamento sono indispensabili per la pianificazione degli interventi.

6. La stretta collaborazione fra Istituto Luce-Cinecittà e tutto il comparto dell’audiovisivo instaurata nella gestione dei fondi cinema, e ora anche con il Pubblico Registro Cinematografico, deve estendersi al rapporto con i teatri di posa e i laboratori di postproduzione. I produttori devono poter valutare sempre (se utile al piano di lavorazione) l’opzione di girare in teatro di posa e non dare per scontato che i costi siano più alti rispetto al girare in location. Così come è auspicabile una più stretta collaborazione e scambio di informazioni fra Cinecittà e le Film Commission.

7. L’audiovisivo è fatto anche di patrimoni archivistici e cinema classico. La diffusione anche all’estero di questi patrimoni e le relazioni con istituzioni in tutto il mondo crea un circuito virtuoso che fa bene anche ai prodotti contemporanei. Sviluppare questi rapporti e le attività ad esse connesse arricchisce gli scambi e abbraccia territori nuovi e importanti Bisogna dotare Istituti di Cultura e Ambasciate di strumenti efficaci e di buona qualità per la diffusione di questi materiali.

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