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MIA 2020

Le storie post Covid e l’importanza della tecnologia (e dei giovani) al webinar di MIA

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- In un webinar organizzato dal MIA Market di Roma alcuni produttori hanno discusso su come cambieranno le storie e i modelli narrativi dopo la pandemia

Le storie post Covid e l’importanza della tecnologia (e dei giovani) al webinar di MIA
I partecipanti al webinar Francesca Di Donna, Nicola De Angelis, Gian Andrea Pecorelli e Giuseppe Saccà

Come cambieranno le storie? Quali i modelli narrativi e di conseguenza produttivi post pandemia? Se ne è parlato spesso durante il lockdown e si è tornati a farlo all’interno di “Racconto e Produzione audiovisiva nell’Italia post Covid”, webinar organizzato dal MIA, il mercato internazionale dell’audiovisivo di Roma, e che ha visto confrontarsi Nicola De Angelis, CEO & Head of International Co-productions and Development di Fabula Pictures (società del gruppo Federation Entertainment), Francesca Di Donna, Head of Development & Production di Rodeo Drive, Giuseppe Saccà, di Pepito Produzioni e Gian Andrea Pecorelli, CEO di Aurora Tv.

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Gli scontri razziali che sono seguiti alla morte di George Floyd in USA sono stati lo spunto per una considerazione sulla difficoltà di veicolare storie legate all’attualità con le limitazioni imposte dalle misure di sicurezza. De Angelis mette l’accento sul ‘come’, piuttosto che sul ‘cosa’: “Più che adattare gli script al Covid, dovremo puntare su un uso diverso della tecnologia, in modo da intercettare e non falsare la realtà. L’industria dei visual effects è da sempre sottovalutata in Italia. Noi adesso stiamo ‘riportando’ a Roma una serie che era ambientata in un’altra città e stiamo risolvendo molti problemi con i VFX, e con l’uso delle ottiche, strumento che consente di ‘schiacciare’ la scena, creando un ‘distanziamento sociale artificiale’. Infatti ritorniamo sul set il 22 giugno”.

E tuttavia resta centrale, nella discussione, il problema dell’invecchiamento delle storie, che la pandemia ha causato di colpo, come sottolinea Giuseppe Saccà. Che precisa: “già negli ultimi 10-15 anni era cambiato moltissimo il modo di raccontare in Italia, noi quarantenni siamo comunque figli di una cultura novecentesca: gli strumenti che ho io per leggere la realtà sono quelli che mi ha dato mio padre. E’ la nuova generazione quella che davvero potrà metterci in connessione con la realtà post-Covid”.  Quella stessa generazione che, fanno notare ‘dal pubblico che partecipa al webinar, oggi non ha grande accesso all’industria. Dunque “favorire l’ascolto dei più giovani, la loro inclusione e la cooperazione intergenerazionale. E’ la sfida che dovremo affrontare nei prossimi anni”, risponde Saccà.

La globalità della pandemia potrebbe favorire lo sviluppo di storie “legate a quei temi universali che adesso, diventano forse ‘più necessari’ perché più sentiti da tutti, come la malattia, o la morte e il tentativo di sopravvivergli, sull’esempio di prodotti come Afterlife, o La linea verticale di Mattia Torre, che sono riusciti a raccontare temi terribili attraverso la commedia”, osserva Francesca Di Donna.

Il discorso dell’universalità dei temi porta necessariamente in causa quello delle coproduzioni internazionali, che secondo De Angelis, “cambieranno radicalmente, perché si viaggia meno e sarà sempre più difficile far combinare gli aspetti creativi. E anche pensare di coprodurre solo a livello finanziario è molto complesso, perché tutti adesso stanno applicando una sorta di protezionismo. E questo, prima del Covid, l’hanno creato le piattaforme, che permettono di ‘andare ovunque’ con i prodotti che offrono. Ci sono poi alcuni generi, su cui saremo ‘schiacciati’ dalla produzione americana o inglese di alto livello: il period drama, ad esempio, che noi facciamo ma ‘spezzettandolo’ in vari Paesi”.

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