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HAUGESUND 2020

Recensione: The Last Fishing Trip

di 

- "Stessa sbornia, altro paese" nel film di debutto del duo islandese Þorkell S. Harðarson e Örn Marinó Arnarson

Recensione: The Last Fishing Trip

Anche se attualmente messo in luce al Festival Internazionale del Cinema Norvegese a Haugesund, come parte della sezione Nordic Focus, The Last Fishing Trip [+leggi anche:
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, del duo islandese Þorkell S. Harðarson e Örn Marinó Arnarson, non è esattamente ciò che ci si aspetterebbe di trovare in un festival. Non è neanche esattamente un bel film, con qualcuno che vomita nei primi nove minuti e altre funzioni corporali a seguire subito dopo – indipendentemente dalle loro bravate ubriache, le vesciche (e gli intestini) dei protagonisti funzionano chiaramente più che bene.

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Il che in se per se non è un crimine, visto che ci sono cose più soddisfacenti nella vita di un film veramente sciocco, e il genere sempre popolare della Broad Nordic Comedy (vasta comicità norvegese) spesso ci delizia nel tenere le cose molto reali. Pubblicizzato al festival norvegese come “The Hangover incontra Sideways in Islanda”, questo film non si avvicina nemmeno un po’ a essere coinvolgente come le due referenze rispettabili, per non dire che Mike Tyson è sfortunatamente introvabile. Invece, “basandosi su delle battute di pesca reali”, il film vede un gruppo di uomini di mezz'età (incluso Þorsteinn Bachmann, The County [+leggi anche:
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intervista: Grímur Hákonarson
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, mostrando il suo aspetto preppy) dirigersi allegramente verso la destinazione, per poi dividersi in coppie, dandoci dentro con salmoni e birre – dopo che è stato gentilmente messo in chiaro nell’introduzione del film, centrata sulla pesca, che “il bio ritmo dei pescatori si confonde, e devono bere uno o due cocktail prima di andare a letto”.

Inutile dire che obbediscono, godendo della completa assenza di supervisione delle loro spose: incinte o relegate a parlare di “cucina” per qualche ragione. E nonostante tutto questo caos che viene creato, e un cadavere, questo film appare piatto. Uno dei gruppi meno memorabili in assoluto, a cui viene dato a malapena un momento per brillare e per legare – anche se sembrano condividere un’avversione per i vestiti – e alla fine, anche quel post sbornia fastidioso in se per se non sembra urtare poi così tanto. Tuttavia, si può ancora sperare che i nuovi appassionati dello sport che viene a malapena menzionato “scacchipugilato” emergeranno a breve, dando pugni per poi sedersi per una mossa veloce di scacchi. Ora, questo è un film che deve succedere sicuramente, e il prima possibile. Con i vestiti come opzione.

Scritto, diretto e prodotto da Þorkell S. Harðarson e Örn Marinó Arnarson per Markell. Le vendite internazionali sono gestite da Media Move.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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