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VENEZIA 2020 Orizzonti

Recensione: Gaza Mon Amour

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- VENEZIA 2020: Attraverso le tribolazioni di un vecchio pescatore, i fratelli Tarzan e Arab Nasser firmano un'opera raffinata e sottile che ritrae con ironia la situazione nella Striscia di Gaza

Recensione: Gaza Mon Amour
Hiam Abbass e Salim Daw in Gaza Mon Amour

"Ho deciso di sposarmi", "il mio futuro è qui". Mentre alcuni non desiderano altro che lasciare la Striscia di Gaza, le sue interruzioni di corrente quotidiane, i suoi debiti all’alimentari, le sue immancabili contrattazioni per un po’ di sconto, i suoi tagli ai salari, il suo orizzonte fatiscente e monotono, Issa il pescatore, il simpaticissimo protagonista di Gaza Mon Amour [+leggi anche:
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dei fratelli Tarzan e Arab Nasser, presentato alla 77a Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione Orizzonti, ha altri progetti.

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A 60 anni, il discreto vecchio scapolo (Salim Daw), lungi dall’essere un Don Giovanni e la cui vita monotona si limita a notti solitarie in barca e giorni in sedia a dondolo in maglietta, Marcel nella sua modesta casa, invece, intende riuscire a vincere la sua timidezza e dichiarare il suo amore per la vedova Siham (Hiam Abbass), sua vicina al mercato. Ci riuscirà, specie dopo che una scoperta sorprendente porta qualche complicazione e l'intervento della polizia di Hamas? Questo è il filo conduttore dell'ottimo secondo lungometraggio del duo di registi palestinesi (consacrati alla Settimana della Critica di Cannes nel 2015 con Dégradé [+leggi anche:
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), un piccolo gioiello di semplicità (solo in apparenza) e intelligenza.

Lo stile dei fratelli Nasser è anzitutto quello di lasciare il tempo per emergere al personaggio, osservando con attenzione e calma le caratteristiche dei volti, gli sguardi, i sorrisi, i le camminate, l'imbarazzo, i sospiri di sollievo di una pipì all'aria aperta e in mare aperto, i piccoli scontri tra una madre e sua figlia (quella di Siham, una giovane divorziata) o tra un fratello e sua sorella (quella di Issa che lo convoca, senza alcuna sua richiesta, in una scena molto divertente, un corteo di potenziali mogli a cui la sorella cerca di vendere l'articolo: "è gentile, educato, galante, pio"), le piccole discussioni tra amici mentre si accomodano sulle sedie in strada, ecc. Un approccio che si immerge nella forza suggestiva dell'eredità del muto e che rievoca (a modo suo, però) il tocco di Aki Kaurismäki e ovviamente il nume tutelare del cinema palestinese Elia Suleiman.

Perché accanto a questi due maestri, le piccole toccanti ironie della vita (ad esempio Issa che cerca di stabilire un contatto con Siham con la scusa di farsi cucire dei pantaloni che compra apposta e non importa come, o ancora esitante come uno scolaretto innamorato davanti alla porta della sua amata) e i momenti quasi farseschi del film mascherano un ritratto insieme tagliente e tenero della dimensione sociale, economica e psicologica di un territorio molto particolare. Questa Striscia di Gaza dove la scoperta di Issa nella sua rete da pesca di una statua di Apollo lo getterà presto in una cella, sospettato dalle autorità (che alternano severità e nonchalance) di traffico di oggetti d'antiquariato...

La ricerca della semplicità sottile è un mestiere a lungo termine molto sofisticato e l'umorismo è una qualità innata, e Tarzan e Arab Nasser dimostrano indubbiamente con Gaza Mon Amour che il mondo del cinema sentirà parlare di loro per molto tempo.

Prodotto da Les Films du Tambour (Francia), Riva Filmproduktion (Germania), Ukbar Filmes (Portogallo), Made in Palestine Project e Jordan Pioneers, Gaza Mon Amour è venduto all'estero da Versatile.

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(Tradotto dal francese da Ernesto Leotta)

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