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LONDRA 2020

Recensione: La vita che verrà

di 

- Il terzo lungometraggio di Phyllida Lloyd è un'opera convincente e una storia edificante di empowerment

Recensione: La vita che verrà
Clare Dunne (a sinistra) in La vita che verrà

Il terzo lungometraggio di Phyllida Lloyd, La vita che verrà [+leggi anche:
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, è stato proiettato nell'ambito della sezione Love del BFI London Film Festival di quest'anno (7-18 ottobre). Il film, presentato in anteprima mondiale al Sundance all'inizio dell'anno, segue i primi due lungometraggi della regista inglese, il musical Mamma Mia! [+leggi anche:
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(2008) e il biopic su Margaret Thatcher The Iron Lady [+leggi anche:
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(2011), con Meryl Streep protagonista.

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La storia di La vita che verrà, scritta da Malcolm Campbell (What Richard Did [+leggi anche:
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) e dall'attrice irlandese Clare Dunne (che interpreta anche il personaggio principale del film), ruota attorno alle disgrazie di una giovane mamma di Dublino di nome Sandra (Dunne), che sta lottando per fornire alle sue due giovani figlie, Molly (Molly McCann) ed Emma (Ruby Rose O'Hara), una casa sicura e felice dopo essere fuggita da una relazione violenta con il suo ex marito Gary (Ian Lloyd Anderson). Una svolta nella sua vita devastata sembra arrivare quando la sua datrice di lavoro Peggy (Harriet Walter), medico in pensione, regala a Sandra un appezzamento di terreno nel suo giardino e le presta dei soldi per costruire la sua casa.

Il dramma si apre con una conversazione informale e allegra tra Sandra e le sue due figlie, seguita da una breve scena spensierata che vede il trio ballare e cantare sulle note del successo di Sia "Chandelier" che suona alla radio. L'idillio è interrotto dall'arrivo di Gary, che spegne la radio e chiede fermamente alle due bambine di uscire. Quando la coppia rimane (presumibilmente) sola, Gary picchia brutalmente la moglie, con una violenza inimmaginabile. Una delle sue due figlie, però, è stata precedentemente avvertita dalla madre e, invece di restare nel giardino sul retro, corre in un negozio vicino per chiedere aiuto. Questo segna la fine di un prologo piuttosto impegnativo, e arriviamo a capire che Sandra si trova ora in un alloggio temporaneo con Emma e Molly, e Gary è autorizzato a vederle solo una volta alla settimana.

Il film racconta la storia edificante di una donna che fa del suo meglio per proteggere se stessa e la sua famiglia. Al di là di rari momenti di gioia, la brutalità del prologo dà il tono all'intero film. Nel complesso, La vita che verrà predilige il realismo, e la sua narrazione è molto cruda.

Dunne offre una performance eccellente e il suo personaggio è sicuramente fatto su misura per lei. Riesce a ritrarre una donna resiliente che tuttavia non è immune da rimorsi o dubbi sulla sua vita travagliata, sul suo rapporto con le persone che ama e sul suo matrimonio fallito. Anche il cast di supporto fa un buon lavoro, e Walter e Anderson spiccano fra gli altri. Il primo interpreta una sorta di “angelo custode” compassionevole ed energico, mentre il secondo mostra l'ambiguità tipica di un uomo violento che ha molti conflitti irrisolti con se stesso e la sua famiglia.

L'unica nota amara è forse l'aggiunta di “Titanium” di David Guetta e Sia mentre Sandra e le sue amiche stanno facendo progressi nella costruzione della sua casa. La canzone sembra fuori luogo e, anche se il testo può suggerire la forza di volontà e la fiducia di Sandra in se stessa, sembra essere una scelta eccessivamente didascalica (nella migliore delle ipotesi) e non si fonde bene con le immagini o il tono della storia.

In sintesi, il film di Lloyd è convincente e avvincente. I temi scelti sono urgenti e rappresentano un campanello d'allarme, mettendo in luce il patriarcato tossico, le difficoltà di essere una madre single e l'eterna crisi abitativa che affligge il Paese.

La vita che verrà è prodotto da Ed Guiney e Rory Gilmartin per l’irlandese Element Pictures, con Sharon Horgan e Clelia Mountford per la società britannica Merman. L'uscita del film nelle sale era prevista per il 18 ottobre, ma è stata posticipata a seguito di un annuncio fatto la scorsa settimana.

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(Tradotto dall'inglese)

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