13/11/2020 - I registi irlandesi Gary Lennon e Ollie Aslin realizzano un documentario istruttivo e coinvolgente sui Cuban Five, un gruppo di spie che operarono nella Miami degli anni '90

L'edizione virtuale di quest'anno del Cork International Film Festival (8-15 novembre) ha ospitato quattro anteprime mondiali di nuovi film irlandesi. Uno di questi era il documentario Castro’s Spies di Gary Lennon e Ollie Aslin. I due registi vi raccontano la storia dei Cuban Five, noti anche come Miami Five, un'unità speciale d'élite di agenti segreti inviati dal governo cubano negli anni '90 per infiltrarsi e smantellare i gruppi anti-cubani Alpha 66, F4 Commandos, Cuban American National Foundation e Brothers to the Rescue. I membri del gruppo furono arrestati nel settembre 1998 e successivamente rilasciati tra il 2011 e il 2014.

Il film presenta tutte e cinque le spie, vale a dire Gerardo Hernández, Antonio Guerrero, Ramón Labañino, Fernando González e René González, e tenta di raccontare le loro biografie trovando un buon equilibrio tra la narrazione della loro vita pre-Cuban Five, i loro rapporti familiari problematici e le loro operazioni sul suolo statunitense. Lennon e Aslin tradiscono in modo intelligente le aspettative degli spettatori e offrono un ritratto curioso di un gruppo di spie che guidano auto molto vecchie, vivono in modesti monolocali, mantengono un profilo basso e sentono la mancanza della loro famiglia e del loro paese. I cinque agenti sembravano semplici "uomini qualunque", lavoravano con un budget molto limitato ed erano ben lontani dall'incarnare lo stile di vita lussuoso e stereotipato di James Bond e i suoi gadget hi-tech. Uno degli aspetti più interessanti del loro lavoro di spionaggio è il loro processo di identificazione con la loro personale "leggenda" (i retroscena delle loro false identità), che forse non differisce molto dalla tecnica perfezionata dagli attori del Metodo. Una vita completamente nuova, dall'infanzia all'età adulta, deve essere reimmaginata e reinventata per passare inosservati e compiere la missione. Grande importanza viene anche data all'esplorazione del loro conflitto tra il servire il paese e il Líder Máximo e la loro dolorosa nostalgia.

Ma c'è molto altro nel film, e Castro's Spies, mentre approfondisce l'esperienza umana e le lotte del gruppo, è anche lontano dall'idealizzare i “cinque cubani”. A questo proposito, il duo di registi offre diverse altre testimonianze, come quella del fondatore e leader di Brothers to the Rescue José Basulto, ostile al regime di Castro e ai suoi sostenitori, e dell'ex procuratore degli Stati Uniti per il distretto meridionale della Florida Guy A. Lewis, che crede che la banda "dovrebbe essere ancora negli Stati Uniti al servizio del proprio tempo".

Esteticamente parlando, il documentario segue una struttura piuttosto convenzionale, cronologicamente lineare, composta da numerose "teste parlanti" e da estesi filmati d'archivio. Il montaggio, curato da Aslin, è fluido e intrigante, ed è accompagnato da una colonna sonora impressionante (per gentile concessione di Damien Lynch), che ben si adatta a rappresentare la tensione causata dalle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba durante la Guerra Fredda. In sintesi, il documentario è istruttivo e avvincente, e non esente da alcuni momenti umoristici, forniti dall'arguzia spontanea delle spie.

Castro’s Spies è una produzione interamente irlandese guidata da Abuc Documentary DAC, in associazione con Eagle Hill Films e Gambit Pictures. Le vendite internazionali sono affidate alla società di base a New York Submarine Entertainment.

(Tradotto dall'inglese)