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LES ARCS 2020

Recensione: Helmut Newton: The Bad and the Beautiful

di 

- Gero von Boehm firma un affascinante documentario su una figura controversa nella storia della fotografia di moda, un emblema dei paradossi della creatività

Recensione: Helmut Newton: The Bad and the Beautiful

Voyeur? Esteta? Pervertito? Anarchico? Sessista? Sovversivo? Misogino? "Noto per le sue foto di donne scultoree, provocanti, dominatrici" e protagonista di riviste di moda internazionali per quasi tre decenni, Helmut Newton, nato a Berlino nel 1920 e morto nel 2004 a Los Angeles, dispiegava nel suo lavoro tutto un immaginario fantasmatico ancorato a scene di nudo e situazioni piuttosto trash che sono particolarmente discutibili oggi nell'era MeToo, ma che sono state fonte di controversia anche al culmine della sua fama. Così, sul set della trasmissione televisiva francese Apostrophes del 1979, al fotografo che assicurava di "adorare le donne", la scrittrice americana Susan Sontag ribatteva: "Il padrone adora il suo schiavo, il boia adora la sua vittima. Molti dichiarano di adorare le donne, ma ne mostrano immagini umilianti". Ma nulla è così semplice e manicheo quando si parla di creatività (perché nessuno contesta la qualità, la singolarità e la potenza delle opere del fotografo) ed è questa zona molto oscura che il documentarista tedesco Gero von Boehm esplora in Helmut Newton: The Bad and the Beautiful [+leggi anche:
trailer
intervista: Gero von Boehm
scheda film
]
, presentato a Tribeca e proiettato al 12° Festival di Les Arcs (Hors Piste Digital) nella sezione Hauteur, prima della sua uscita in Francia nel 2021 con KMBO.

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Catene, cameriere e frustini, una sedia a rotelle, una ragazza rovesciata su una scrivania o mezza inghiottita da un coccodrillo, mani adornate di gioielli da milioni di dollari che disossano un pollo su un tavolo e corpi sempre più o meno nudi catturati in pose imperiose, tutte in un suggestivo gioco di luci e ombre: il marchio di Helmut Newton è riconoscibile tra mille. "È incredibile che sia stato accettato dall'industria perché era più pericoloso, ambiguo, spaventoso di un Richard Avedon o di un Irving Penn", analizza Isabella Rossellini, che ha posato per il fotografo. "Ma erano gli anni '60, la rivoluzione sessuale, un tempo in cui la società accettava di vedere la nudità che era stata tabù per tanto tempo. La nudità è anche tentazione, paura, imbarazzo, ecc.". Un territorio del proibito che Newton ha attraversato nutrendolo di un umorismo nero ultra provocatorio e di un erotismo volutamente inquietante; tutte le sue modelle più celebri del tempo (in particolare Charlotte Rampling, Grace Jones, Marianne Faithfull, Hanna Schygulla) sottolineano che paradossalmente hanno tratto una grande forza da ciò ("avevo il controllo della situazione, non ero più una preda, ero alla pari con il cacciatore" dice Madja Auermann) e che erano anche lo specchio del loro tempo. Sindrome di Stoccolma? Manipolazione suggestiva dietro immagini scioccanti? Forse. O l’audacia priva di morale della libertà artistica?

Il documentario lascia ciascuno libero di interpretare come vuole, ma indaga ulteriormente, risalendo alla giovinezza di Newton a Berlino, all'influenza dell'espressionismo in auge sotto la Repubblica di Weimar e anche alla sua ammirazione per il lavoro di Leni Riefenstahl (la regista ufficiale del nazismo che esaltava la perfezione dei corpi) "mista a un acuto senso di pericolo poiché era un ebreo". "Un'epoca strana" che segna con un'impronta indelebile le future opere di Newton, che fuggì dalla Germania nel 1938 verso Trieste, poi a Singapore e infine in Australia dove conobbe la moglie, June, che lo accompagnò poi durante tutta la sua vita.

Documentario accattivante (soprattutto la prima ora) e ricchissimo sia nella sostanza che nella forma (numerose foto spettacolari di Newton, archivi video storici, sequenze live dell'artista al lavoro, interviste, ecc.), Helmut Newton: The Bad and the Beautiful riesce a tessere un ritratto che riflette una complessità che va oltre il bene e il male, in un terreno dove ognuno può valutare il peso dell'ispirazione sulla propria bilancia.

Prodotto da Lupa Film, Helmut Newton: The Bad and the Beautiful è venduto nel mondo da mk2 Films.

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