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SOLETTA 2021

Recensione: Sapelo

di 

- Il terzo film di Nick Brandestini è un’ode alla vita e alla natura rivelatrice di sentimenti inquieti e oscuri, un ritratto delicato di due ragazzini in bilico fra magia e cruda realtà

Recensione: Sapelo

Il regista zurighese Nick Brandestini torna alle Giornate di Soletta cinque anni dopo aver presentato il suo secondo lungometraggio Children of the Arctic. Sapelo [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, già vincitore del prestigioso Sesterzio d’oro SRG SSR per il miglior lungo o mediometraggio a Visions du Réel 2020, compete per l’ambito Prix de Soleure.

Con Sapelo, suo terzo documentario, l’identità di Nick Brandestini in quanto regista comincia chiaramente a delinearsi. Ciò che lo intriga sono le devianze rispetto alla norma, i luoghi o le società che rivendicano la loro storia e le loro tradizioni per sfuggire all’uniformizzazione, al richiamo ammaliante del mero consumismo. Non è quindi un caso se, dopo aver dipinto il quotidiano dei trentacinque abitanti di Darwin e dei ragazzini di Children of the Arctic, il suo sguardo si sia posato sull’isola di Sapelo, in Georgia, dove vive una (sempre più) piccola ma combattiva comunità di autoctoni. Costantemente al limite fra omologazione e fuga, le micro-comunità catturate dalla cinepresa di Nick Brandestini rappresentano delle oasi, delle rigeneranti anomalie all’interno della giungla consumistica che li attornia e spesso minaccia.

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Questa volta sono due fratelli: JerMarkest e Johnathan ad accompagnarlo alla scoperta dell’isola di Sapelo ma soprattutto alla scoperta di ciò che l’isola rappresenta per loro. Come un abbraccio rassicurante e incoraggiante, la voce fuori campo della loro madre adottiva, Cornelia Walker Bailey, erede di credenze ancestrali, accompagna il loro quotidiano. La sua presenza agisce su di loro come un incantesimo potente. Madre adottiva che si trasforma in Madre terra, Cornelia Walker Bailey ancora i fratelli alla terra dei loro antenati e questo malgrado le difficoltà della loro vita: padri assenti, madri che faticano a sopravvivere e la violenza delle strade di Brunswich, giusto al di là della baia. La sua devastante scomparsa rimette quindi inevitabilmente in pericolo un equilibrio già precario, obbliga tutta la famiglia a riconsiderare la propria vita e i propri valori, spinge il piccolo e impaurito mondo che ha costruito intorno a sé, a cercarla nella magia che da sempre abita l’isola di Sapelo.

Fra il bisogno di sfogare una rabbia e un’energia che solo Sapelo sembra riuscire a domare, e la responsabilità di perpetuare una tradizione che sembra sempre più lontana, JerMarkest, ma soprattutto l’imprevedibile Johnathan, si battono contro demoni a volte molto più grandi di loro. Ricco d’immagini d’una grande bellezza, grandiose senza mai essere sfrontate, Sapelo lascia che i due fratelli esprimano liberamente quella sfrontatezza e allo stesso tempo quella fragilità che li rendono unici e terribilmente autentici. Il loro sguardo, a volte rivolto direttamente alla cinepresa, ci trafigge come un proiettile per poi riportarci all’ingenuità della loro giovanissima età: “scusa il linguaggio” dice a un certo punto, e con una punta di malizia, Johnathan direttamente al regista.

Se il passaggio all’età adulta sembra per i fratelli tutto fuorché indolore, il ricordo e la storia che la madre adottiva gli ha lasciato come eredità, ci spinge comunque a sperare in un lieto fine, non di quelli scontati ma piuttosto quelli catartici in cui i protagonisti si incamminano verso l’ignoto con speranza, la stessa che non ha mai abbandonato Cornelia Walker Bailey. Sincero fino all’ultimo Sapelo canta la vita in tutta la sua complessità mai tralasciando quella dose di magia che tendiamo sempre più a sotterrare sotto oppressivi strati di razionalismo.

Sapelo è prodotto da Envi Films AG che si occupa anche delle vendite all’internazionale.

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