email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

BERLINALE 2021 Panorama

Recensione: Théo et les métamorphoses

di 

- BERLINALE 2021: Damien Odoul si imbarca in un'esperienza sconvolgente e frammentata, trascinato nel flusso dei pensieri di un giovane con sindrome di Down che reinterpreta la realtà a modo suo

Recensione: Théo et les métamorphoses
Théo Kermel in Théo et les métamorphoses

"Devo reinventare la mia vita, correre il rischio supremo del cambiamento, il rischio di uno squilibrio totale". Come il personaggio principale della sua nuova avventura cinematografica, Théo et les métamorphoses [+leggi anche:
trailer
intervista: Damien Odoul
scheda film
]
, presentato al Panorama della 71ma Berlinale, Damien Odoul si trova a suo agio solo al di fuori delle convenzioni, in una ricerca esistenzialista vibrante, allo stesso tempo giocosa e toccante, un'immersione solitaria in grandi profondità da cui non si sa in quale stato torneremo, se mai torneremo. Ma questa aspirazione a un altro mondo all'interno del nostro mondo, uno spazio in cui l'immaginazione possa ridefinire ciò che ci circonda, un paradiso perso nel cuore della natura, bisogna trovare il modo per esprimerlo in un film. Ricreare un universo mentale in piena libertà d'immaginazione senza perdere il contatto con la realtà non è ovviamente alla portata del primo regista che viene, e Damien Odoul infatti non lo è. Ma allacciatevi quantomeno le cinture (dopo una scena d’apertura mozzafiato) perché il panorama è sorprendente.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

"Siamo soprannominati gli uomini dei boschi". La voce interiore di Théo (Theo Kermel), che preferisce che lo si chiami To, "guida" tutte le avventure stravaganti del film. Niente di più normale poiché siamo nella testa di un giovane con sindrome di Down, che vive con suo padre (Pierre Meunier) nell'isolamento più totale in mezzo a una foresta circondata da alte montagne. Per Théo, "è un campo di addestramento segreto per diventare un maestro di arti marziali", "un guerriero pacifico" (ma come tiene a precisare: "Io non sono pacifico"). Sua madre è morta, ma per dare una vaga idea del tono del tutto, il nostro accattivante e innocente protagonista pensa che "è la prima donna ad aver scalato l'Everest e anche la Vergine Maria, credo".

Sotto il sole, le giornate (trascorse per lo più in nudità) sono punteggiate da esercizi per allenare il proprio Chi e trovare il giusto equilibrio: uccidere quattro mosche, purificarsi nella capanna del sudore, praticare thai boxe, far rimbalzare i sassi in acqua, camminare nella foresta (Théo è convinto di essere lui a far comparire i molti animali che vediamo nel film), praticare jujitsu con un coniglio e autoipnotizzarsi per trovare il suo doppio: Tao. Suo padre, nel frattempo, conduce una vita relativamente normale, fino al giorno in cui viene ucciso da suo figlio. E se ritenete che gli eventi descritti fin qui siano già ai confini della follia, non sono nulla rispetto a ciò che segue nel viaggio psico-fisiologico di Théo...

Donna-serpente shakti, ninja con i capelli blu, Bob Marley reincarnato in un cane, Gesù e il suo fratello gemello segreto, "libro galleggiante", "volpe del sentiero", "scimmia ubriaca": in un multi-mondo caratterizzato da infinite trasformazioni, Théo et les métamorphoses gioca con i suoi tanti elementi, al passo con l'energia caotica e gioiosa del suo personaggio principale, sullo sfondo di riferimenti criptici alla spiritualità asiatica.

Il film è una poesia straordinaria che sonda l’inconscio, un vero e proprio tour de force della coerenza, e che non manca di umorismo. Ma, paradossalmente, tutto comincia a rivelarsi un po' noioso una volta esaurito l’effetto sorpresa iniziale. Inserite nel film senza spiegazione, le parole di Martinus von Biberach "Vengo non so da dove, sono non so chi, muoio non so quando, vado non so dove" riassumono perfettamente la forza, ma anche i limiti di questo lavoro di un artista di grande talento che ha deciso di non trattenere la sua vera natura.

Prodotto da Kidam con Bord Cadre films, Théo et les métamorphoses è coprodotto da Wild Bunch, Same Player, Transpalux, ABS Productions e Freestudios.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dal francese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy