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VISIONS DU RÉEL 2021

Visions du Réel svela il suo programma ibrido

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- Portavoce di una sfera culturale più che indebolita, il festival di Nyon ha un programma forte e libero nonostante le restrizioni sanitarie

Visions du Réel svela il suo programma ibrido
Ostrov-Lost Island di Svetlana Rodina e Laurent Stoop

Costretto a rinunciare alla presenza fisica, il festival Visions du Réel non rinuncia alla missione che lo caratterizza. Con 143 film da 58 paesi di cui 84 ​​anteprime mondiali e 15 anteprime internazionali, ospiti internazionali dallo sguardo affilato come la regista messicana Tatiana Huezo e il regista italiano Pietro Marcello (ospiti degli Ateliers), per non parlare del giornalista, scrittore e regista francese Emmanuel Carrère (che terrà un’attesissima masterclass - leggi la news), Visions du Réel vuole mostrare quanto la cultura sia indispensabile e sempre viva.

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Nonostante la speranza di poter, anche all'ultimo minuto, passare a un'edizione in presenza (il festival ha preparato tutto), la 52ma edizione del festival (15-25 aprile) è stata per ora presentata come digitale. Ogni giorno nuovi film, geolocalizzati in Svizzera, saranno resi disponibili online per un periodo di 72 ore (accesso singolo o tramite abbonamento illimitato). Le uniche attività faccia a faccia sono quelle legate alla mediazione culturale: progetti scolastici e altre attività per giovani e bambini. Dal canto loro, le conferenze, le masterclass, le discussioni tematiche e gli indispensabili scambi con i registi saranno trasmessi da uno studio allestito per l'occasione.

Tra i 13 film selezionati per il prestigioso Concorso internazionale lungometraggi, 10 sono produzioni e coproduzioni europee. Troviamo due film svizzeri in anteprima mondiale: Ostrov-Lost Island di Svetlana Rodina e Laurent Stoop che ci porta nel cuore dell'isola distopica di Ostrov, nel Mar Caspio, e The Bubble [+leggi anche:
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di Valerie Blankenbyl, ritratto di una comunità chiusa di pensionati che vivono in una bolla di piaceri infiniti, oltre a diverse coproduzioni con la Francia: Les Enfants terribles [+leggi anche:
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(Francia/Germania/Turchia) di Ahmet Necdet Cupur, che dipinge un ritratto sorprendente della gioventù turca prendendo come punto di partenza la propria famiglia, il diario filmato Little Palestine (Diary of a Siege) [+leggi anche:
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di Abdallah Al-Khatib (Libano/Francia), Zinder [+leggi anche:
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intervista: Aïcha Macky
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della regista e attivista Aicha Macky (Francia/Niger) e The First 54 Years – An Abbreviated Manual for Military Occupation [+leggi anche:
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intervista: Avi Mograbi
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di Avi Mograbi, che continua a denunciare gli orrori del conflitto israelo-palestinese (passato per il Forum della recente Berlinale). Nella stessa sezione competitiva troviamo anche l'animazione in stop motion 1970 [+leggi anche:
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del polacco Tomasz Wolski, Courage [+leggi anche:
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intervista: Aliaksei Paluyan e Jörn Mö…
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di Aliaksei Paluyan (Germania/Bielorussia, passato per Berlinale Special) che ci immerge nel cuore delle manifestazioni bielorusse, Bellum – The Deamon of War [+leggi anche:
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intervista: David Herdies e Georg Götm…
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di David Herdies e Georg Götmark (Svezia/Danimarca) e l'affascinante e poetico film belga Holgut [+leggi anche:
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intervista: Liesbeth De Ceulaer
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di Liesbeth de Ceulaer. Users (Stati Uniti/Messico) di Natalia Almada, La luna representa mi corazón (Argentina/Taiwan) di Juan Martín Hsu e Faya Dayi (Stati Uniti/Etiopia/Qatar) di Jessica Beshir completano la sezione.

Numerose le produzioni e coproduzioni europee anche nella seconda sezione competitiva Burning Lights (11 dei 15 film selezionati), tra cui due svizzere: il toccante Dida [+leggi anche:
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di Nikola Ilić e Corina Schwingruber Ilić e Way Beyond [+leggi anche:
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di Pauline Julier, che ci porta nel cuore dell'imponente CERN. Le Ventre de la montagne [+leggi anche:
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del francese Stephen Loye racconta la tragedia di un incidente aereo sulle Alpi. La Francia è presente anche con le coproduzioni Notre endroit silencieux (Francia/Bulgaria) di Elitza Gueorguieva e Slow Return [+leggi anche:
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(Stati Uniti/Francia) di Philip Cartelli. Sempre all'interno della sezione Burning Lights troviamo l'austriaco Soldat Ahmet [+leggi anche:
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di Jannis Lenz che offre il ritratto di un giovane campione di boxe, The Great Void del tedesco Sebastian Mez che fa eco all'attuale pandemia, WTC A Love Story [+leggi anche:
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(Paesi Bassi/Belgio) di Lietje Bauwens & Wouter de Raeve che ci immerge nel quartiere della stazione di Bruxelles-Nord, Looking for Horses [+leggi anche:
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(Paesi Bassi/Bosnia-Erzegovina/Francia) di Stefan Pavlović, un ritratto di un pescatore bosniaco, il mediometraggio spagnolo Non-Stop di Aitziber Olaskoaga e Only the Winds [+leggi anche:
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di Karim Kassem (una produzione libanese con la Svezia in coproduzione).

Altre sezioni come il Concorso nazionale, il Concorso internazionale di medi e cortometraggi e ancora Grand Angle (con lungometraggi che hanno già conquistato il pubblico di altri festival) completano il programma.

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(Tradotto dal francese)

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