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CPH:DOX 2021 Dox:Award

Recensione: Children of the Enemy

di 

- Il documentario di Gorki Glaser-Müller racconta la commovente storia di un "nonno coraggio" che intraprende un viaggio molto rischioso per salvare i suoi sette nipoti

Recensione: Children of the Enemy

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, il secondo film di Gorki Glaser-Müller, segue la storia del musicista cinquantenne cileno-svedese Patricio Galvez, la cui figlia Amanda, a un certo punto, si converte al radicalismo islamico insieme a sua madre. Nel 2014 Amanda finisce per sposarsi con il più noto terrorista ISIS svedese, Michael Skråmo e scappa dal suo paese per unirsi al califfato in Siria. Cinque anni dopo, Amanda e Michael vengono uccisi e i loro sette figli vengono rinchiusi nel campo di prigionia al-Hol, dove vengono disonorevolmente chiamati “figli del nemico”. Sebbene questi bambini abbiano il passaporto svedese, le autorità sembrano riluttanti a lasciarli entrare e a trovare una soluzione al caso diplomatico in corso. Il primo tentativo di Galvez di riportarli indietro, tramite mezzi diplomatici, fallisce e decide quindi di intraprendere un viaggio molto rischioso per salvare i suoi nipoti, in compagnia di Glaser-Müller, uno dei suoi più cari amici.

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Il documentario, che è presentato in anteprima mondiale al CPH:DOX di quest’anno, e che compete nella sezione Dox:Award, è un pezzo incredibilmente commovente che mostra sullo schermo il disordine emotivo dell’uomo e la sua ferma determinazione nel salvare questi bambini. Il film abbraccia un periodo di un mese e mezzo, mostrando velocemente Galvez in Svizzera e il momento dell’imbarco sull’aereo per iniziare la missione di salvataggio tra i confini siriani e iracheni.

Galvez è un uomo coraggioso, con l’aspetto di una piacevole e pacifica rockstar anni ’70 – un gigante buono divorato dal senso di colpa nei confronti del passato tormentato di sua figlia, ma allo stesso tempo abbastanza forte ed energico da raccogliere tutte le sue forze, pronto a compiere la missione. Il cammino è tortuoso e ricco di ostacoli, quali l’inferno burocratico, la pressione mediatica, le dure regole implicite delle zone mediorientali devastate dalla guerra e, come ultimo intoppo, l’improvviso ritorno della sua ex moglie. Verso la fine, egli legge una breve, meravigliosa poesia che dedica a sua figlia. I suoi versi racchiudono la vera essenza del film, per quanto possa sembrare semplice: un’ode alla famiglia, all’amore e, soprattutto, alla comprensione.

La parte tecnica adotta un’ovvia – e, molto probabilmente, imposta dalle circostanze – estetica basilare, semplice. La camera portatile segue Galvez piuttosto da vicino, senza essere troppo invadente, creando sequenze sincere, mostrando i bambini che interagiscono con il loro nonno. La colonna sonora strumentale di Lisa Nordström si accorda magnificamente, e la splendida, frenetica narrazione è potenziata dall’esperto montaggio di Åsa Mossberg, Kasper Leick, Søren B. Ebbe ed Erika Gonzales.

Il film di Gorki Glaser-Müller è una dimostrazione concreta di quanto un soggetto forte e un tema commovente siano tutto ciò che i documentaristi necessitano per produrre un pezzo di cinema non fiction fortemente coinvolgente e socialmente utile. Attraverso il caso specifico di questo “nonno coraggio”, il film fa luce sulla tragedia umanitaria in corso. Oggigiorno, nei campi siriani, ci sono ancora migliaia di orfani innocenti provenienti dalla Svezia e da altri paesi, tutti in attesa che il governo agisca.

Children of Enemy è stato prodotto dalla società svedese Cinenic Film ed è una coproduzione tra SVT, Film i Väst, Toolbox Film, GGM Film e One Night Picture, in associazione con Ventureland, DR, NRK e YLE. Le vendite internazionali sono gestite dalla Cinephil di Tel Aviv.

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(Tradotto dall'inglese da Chiara Morettini)

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