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CANNES 2021 Quinzaine des Réalisateurs

Recensione: The Hill Where Lionesses Roar

di 

- CANNES 2021: Luàna Bajrami firma una bella opera prima, piena di grinta e freschezza, su un trio di ragazze che si trasforma in una banda di ladre per sfuggire a un destino già segnato

Recensione: The Hill Where Lionesses Roar
Era Balaj, Uratë Shabani e Flaka Latifi in The Hill Where Lionesses Roar

“Oh collina, tu mi hai visto nascere, mi hai visto crescere, dalla tua cima mi vedrai morire”. Ci sono alcuni luoghi un po' isolati nel mondo da cui si ha l’impressione di non poter mai fuggire, in cui il destino collettivo ci condanna agli arresti domiciliari e in una posizione ben determinata, per quanto noiosa possa essere, per tutta la nostra esistenza. Ma la gioventù non è in grado di comprenderlo e infatti trabocca talvolta del desiderio di essere altrove: questa è l’intenzione particolarmente determinata delle protagoniste molto accattivanti di The Hill Where Lionesses Roar [+leggi anche:
trailer
intervista: Luana Bajrami
scheda film
]
, il primo lungometraggio da regista dell’attrice franco-kosovara Luàna Bajrami, presentato alla 53ma edizione della Quinzaine des Réalisateurs del 74° Festival di Cannes.

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“Non preoccuparti, la vita ha altri piani per te”. Qe (Flaka Latifi), Li (Era Balaj) e Jeta (Uratë Shabani) sono amiche inseparabili. La mora e le due bionde attendono impazientemente i risultati di ammissione all’università e sognano di raggiungere la grande città lasciandosi alle spalle le abitudini pettegole del loro villaggio e un futuro che già da adesso le deprime (gestire il salone da parrucchiere di famiglia per Qe, subire le molestie da parte di suo zio per l’orfana Jeta, abbattersi senza aver alcuno stimolo e senza alcuna forma di svago per Li). Nell’attesa, il trio passa il tempo sotto il sole e nel sublime panorama della natura circostante. Il loro quartier generale: una casa abbandonata. Il loro obiettivo finale ? Lasciare un paese senza prospettive per andare "là fuori", in un’Europa occidentale immaginaria e, a tal fine, ottenere soldi mettendo in atto piccoli furti. Inoltre soffocate e intrappolate dagli eventi, e malgrado gli avvertimenti discreti di una giovane ragazza espatriata (interpretata dalla regista stessa) tornata al villaggio per trascorrere le vacanze che ricorda loro quanto sono libere, spensierate e unite, Qe, Li e Jeta non si fermano e proseguono (aiutate da Zem – Andi Bajgora –, il ragazzo di Li) i furti che divengono sempre più audaci e pericolosi…

Ripercorrendo le orme di questa banda di simpatiche ragazze (le cui parti sono state perfettamente assegnate), la regista offre un film molto piacevole, che alterna in modo adeguato le sequenze intime (spesso in straordinari scenari naturali) e quelle in cui l’azione accellera (in macchina, di notte). Un insieme che dà forma ad un incantevole ritratto di gruppo con l’aggiunta di un pizzico di thriller originale al femminile, e fornisce al tempo stesso chiavi di analisi che riportano le varie sfumature di una società kosovara in cui i diritti delle giovani donne a disporre dell’opportunità di poter scegliere il proprio futuro sono ancora lungi dall’essere raggiunti. Ma l’energia della gioventù è tale da rischiare tutto per liberarsi di questi ostacoli.

Prodotto dalla società kosovara OrëZanë Films e dalla società francese Acajou Productions, e coprodotto da Vents Contraires (Francia) e da Aeternum Artworks (Stati Uniti), il film The Hill Where Lionesses Roar è venduto a livello internazionale da Loco Films.

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(Tradotto dal francese da Ilaria Croce)

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