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CANNES 2021 Proiezioni speciali

Recensione: Mariner of the Mountains

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- CANNES 2021: Karim Aïnouz ci porta in un affascinante viaggio visivo nei suoi pensieri e sentimenti mentre si avventura per la prima volta in Algeria, la terra natale di suo padre

Recensione: Mariner of the Mountains

Chiunque sia cresciuto in un paese diverso da quello in cui sono nati uno o entrambi i genitori, per poi visitare il luogo natale dei genitori per la prima volta, troverà molto con cui connettersi in Mariner of the Mountains, proiettato nella sezione Proiezioni Speciali al Festival di Cannes. È un saggio personale avvincente, inventivo e profondamente commovente diretto da Karim Aïnouz, il cui La vita invisibile di Eurídice Gusmão [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Karim Aïnouz
scheda film
]
ha vinto il premio Un Certain Regard nel 2019.

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Mariner of the Mountains vede un Aïnouz di cinquantaquattro anni andare per la prima volta in Algeria nel Gennaio del 2019. È il luogo da cui proviene il padre che non ha mai incontrato e dove – in alto sulle montagne dell'Atlante, in Cabilia – vivono alcuni della sua famiglia allargata. È un viaggio in cui il regista non sa di preciso cosa troverà, ma crede che ci saranno delle risposte. Sua madre e suo padre si separarono quando lei era incinta, suo padre è andato a combattere nella rivoluzione in Algeria – e il figlio non incontrerà mai il padre. Come sarebbe stata la sua vita se fosse cresciuto in Algeria? Com'era suo padre? È come lui? Com'è l'Algeria? È simile al Brasile, dove è cresciuto? Queste e molte altre domande sull'alienazione, il luogo e l'identità gli turbinano nel cervello. Nel film sappiamo cosa c'è nella mente di Aïnouz, poiché la voce fuori campo è principalmente una lettera immaginaria che sta scrivendo a sua madre recentemente scomparsa.

Porta la sua macchina fotografica con sé ovunque, e quando non gira video, scatta fotografie. Queste immagini le ritroviamo anche sul grande schermo. Questo libro di memorie è una finestra nella sua mente e nel suo processo di riflessione, che a volte si divaga. Il segmento di apertura del film rivela il significato del titolo prima che salti su una barca come parte del suo viaggio verso casa. Quando incontra una giovane ragazza, la quale gli ricorda sua madre, c'è una sequenza in cui immagina di fare un film con lei come protagonista di un film di fantascienza. Incontra persino un uomo di nome Karim Aïnouz, nato lo stesso anno in cui è nato lui – il suo doppelgänger. È così che sarebbe andata a finire la sua vita? Il regista è fortunato a essere cresciuto in Brasile e a diventare un cineasta?

Il senso di spiazzamento e disorientamento del regista si riflette nello stile audio e visivo del film. Ci sono cambiamenti costanti nei colori e nella grana delle immagini. I filtri, specialmente quelli rossi, alterano la sensazione dell'inquadratura, passando dal realismo del documentario a qualcosa più simile a un sogno febbrile, fantascientifico – facilitando la sensazione di stare guardando una poesia. Appare anche del materiale d'archivio, che permette al regista di ripercorrere la storia dell'Algeria, raccontandoci brevemente la battaglia per l'indipendenza e la democrazia.

I sentimenti che il film evoca, di nostalgia, desiderio e perdita, e i toni confortanti della voce fuori campo, ricordano The Edge of Democracy di Petra Costa, vincitore del IDFA. Nell'era digitale, il saggio cinematografico è diventato il nostro nuovo diario, un luogo inventivo e sicuro per rivelare il nostro io interiore.

Mariner of the Mountains è una coproduzione tra Brasile, Francia e Germania di VideoFilmes, MPM Film e Big Sister. The Match Factory ne gestisce le vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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