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CANNES 2021 Quinzaine des Réalisateurs

Recensione: Mon Légionnaire

di 

- CANNES 2021: Rachel Lang offre un'immersione inquietante e inaspettata nel cuore di una comunità oscura, e mette in discussione la carriera militare attraverso il filtro dell'amore e della famiglia

Recensione: Mon Légionnaire
Camille Cottin e Louis Garrel in Mon Légionnaire

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, secondo lungometraggio di Rachel Lang, presentato in chiusura della Quinzaine des Réalisateurs del 74° Festival di Cannes, è una storia di guerra, di impegno. È una storia d'amore. O meglio, è la storia di chi fa la guerra, e di chi mantiene vivo l'amore. Un mondo in cui gli uomini fanno la guerra e le donne si prendono cura di loro. Un mondo di opposti, ma dove alla fine si incontrano frustrazioni, aspettative e debolezze.

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Il film inizia con dei corpi, piuttosto giovani, sicuramente atletici, in divisa, che danzano. Siamo in una discoteca, una sorta di parentesi formale che serve da introduzione a un racconto inquietante che riecheggia le domande che inghiottono la vita in un campo militare come un’alta marea. Domande universali, dove non te le aspetti. Ci si può amare quando si è lontani l'uno dall'altra, e se sì, come? Si può obbedire a più credi, e la vita familiare è conciliabile con l'istituzione militare?

Maxime (Louis Garrel) ama Céline (Camille Cottin). Nika (Ina Marija Bartaité) ama Vlad (Aleksandr Kuznetsov). Sono giovani, sono belli, odorano di sabbia calda, ma a differenza del legionario della canzone, sui loro cuori non c’è scritto "Nessuno". Nonostante la resistenza dell'istituzione, nonostante l'esclusività della Legione, cercano di formare una coppia, contro ogni previsione, e di vivere il loro amore.

Ma come amare serenamente quando la morte è dietro l’angolo? La vita militare non contempla giuramenti eterni e la preoccupazione è l’emozione predefinita per questi cuori in attesa. Maxime e Vlad aspettano il nemico, nel profondo del Mali. Céline e Nika aspettano i loro uomini, isolate in Corsica, insulari anche nel loro amore.

Rachel Lang guarda l'esercito (nello specifico, la Legione Straniera) da un'angolazione incongrua, infiltrandosi nella sua intimità. L'intimità della professione, la vita in un bivacco, la complicità ma anche l'estrema solitudine degli uomini. E l'attesa, l'attesa sempre, quella degli ordini e dei comandi, quella del nemico, quella della morte. L'attesa anche delle donne, delle madri e delle mogli rintanate nella base, un orizzonte di speranza per gli uomini; donne che devono gestire l'incertezza, preservare i legami e attuare una sorta di riconnessione.

Il film e le sue storie d'amore procedono a un ritmo tormentoso, prendendosi il tempo per ascoltare i silenzi, indovinare le parole che non vengono dette. Il tempo di lasciare che arrivi un bacio o di guardare le stagioni che passano.

Nei panni dei giovani amanti troviamo Kuznetsov (scoperto a Cannes nel 2018 in Leto [+leggi anche:
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) e Bartaité (giovane attrice scoperta in Peace to Us in Our Dreams [+leggi anche:
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e morta tragicamente lo scorso aprile). Entrambi incarnano con intensità e mistero i giovani amanti separati dalla Legione. A interpretare la coppia consolidata, Garrel e Cottin sorprendono per il loro impegno in ruoli per loro inconsueti, mentre lottano per superare i silenzi e riparare le fragilità.

Mon Légionnaire è prodotto da Chevaldeuxtrois (Francia) e Wrong Men (Belgio). Il film è venduto all’estero da BAC Films.

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(Tradotto dal francese)

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