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LOCARNO 2021 Piazza Grande

Recensione: Rose

di 

- Il primo lungometraggio di finzione di Aurélie Saada è un ritratto personale e delicato di una donna in ribellione contro gli stereotipi di una società che ha deciso di metterla da parte

Recensione: Rose
Françoise Fabian in Rose

La musicista (del duo musicale Brigitte) e ora anche regista Aurélie Saada ha deliziato il pubblico del Locarno Film Festival presentando nella suggestiva cornice della Piazza Grande il suo primo lungometraggio Rose [+leggi anche:
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scheda film
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, una commedia grande pubblico che non scade però mai nell’intrattenimento fine a sé stesso.

Rose è un film leggero e godibile, un feel good movie che spinge a credere che tutto sia possibile, a qualsiasi età. La regista riesce però a trasformare questa leggerezza in tenerezza, in riflessione più generale sul significato della vita arrivati.e.x alla fatidica tappa della “terza età”. Rose è al contempo una commedia grande pubblico che intende sedurre un numero importante di spettatori.e.x ma anche e soprattutto un ritratto poetico ed estremamente personale di una donna che decide di riprendere in mano il suo destino.

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Rose (interpretato dall’iconica Françoise Fabian) è una parigina di 78 anni che ha costruito la sua vita interpretando principalmente due ruoli: quello di moglie e madre (e successivamente nonna). Attorniata dalla sua prole e dal marito, Rose è filmata nella scena d’apertura del film in un momento di gioia apparente, durante una festa con amici e parenti della comunità ebraica tunisina della capitale. Poco tempo dopo il marito decede e Rose si ritrova sola, spodestata dal suo trono in quanto matrona di una tribù che sembra ormai non aver più bisogno di lei. La protagonista si vede confrontata con uno scombussolamento emotivo dalle conseguenze inaspettate e catartiche. Qual è il suo posto all’interno di una famiglia che ha perso inevitabilmente la sua unità? Come fare ad imporre la propria presenza in una società che valorizza e promuove esclusivamente la giovinezza e la performance (in ogni campo)?

Con Rose, Aurélie Saada sembra volerci dire che l’età non è che relativa, una costruzione sociale che ha come scopo quello di rendere l’umano docile e arrendevole. Rose ci mostra che non è mai troppo tardi per cominciare la battaglia contro il conformismo e che il diritto di esistere dando voce ai propri desideri non svanisce con il passare del tempo. La regista afferma aver voluto riflettere sulle sfide che le “donne” devono affrontare invecchiando in una società che le vorrebbe sempre fresh, ammiccanti e seducenti. “Rose è la storia di una rivoluzione intima, di qualcuno che si rende conto, alla vigilia dei suoi 80 anni che non è solamente una nonna e una vedova ma anche una donna che ha il diritto di imporre i propri desideri” spiega la Aurélie Saada a proposito del suo personaggio principale. Il proposito è innegabilmente interessante, peccato che volendo eliminare degli stereotipi ne crea però altri: la costruzione sociale del genere femminile incentrato su di un corpo che deve obbligatoriamente passare dalla seduzione per trovare il proprio equilibrio, una concezione di “donna” che si basa comunque sempre sui classici ruoli di moglie e madre (anche se reinterpretati in chiave più libera e indipendente) per esistere in quanto tale. Malgrado ciò, la presenza magnetica di Françoise Fabian (interprete di Le voleur di Louis Malle e di Ma nuit chez Maud per non citare che due esempi emblematici della sua prestigiosa filmografia) riesce a infondere al suo personaggio un’aura universale, potente che si espande al di là dei generi e delle generazioni. Rose è una commedia scoppiettante e poetica sostenuta da una grande attrice che ci mostra che la classe e il talento non hanno età.

Rose è prodotto da Silex Films (Francia) e Germaine Films (Francia) in coproduzione con France 3 Cinéma, Les Productions du Couscous e Apollo Films. Kinology si occupa delle vendite internazionali.

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