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LOCARNO 2021 Fuori concorso

Recensione: Rampart

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- Il primo lungometraggio di Marko Grba Singh è un intricato e spesso esilarante documentario autobiografico realizzato utilizzando video amatoriali del bombardamento NATO della Serbia del 1999

Recensione: Rampart

Il regista serbo Marko Grba Singh è già una presenza consolidata nel circuito dei festival, con i suoi cortometraggi proiettati a Visions du Reel, FID Marsiglia e Cannes. Ora il suo primo lungometraggio documentario, Rampart [+leggi anche:
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scheda film
]
, è stato presentato in anteprima mondiale fuori concorso a Locarno ed è andato al Dokufest Prizren dove ha vinto il Best Balkan Newcomer Award.

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Nel 2019 la famiglia del regista ha venduto il proprio appartamento a Belgrado e lui ha sentito il bisogno di documentarlo in qualche modo. È tornato con una telecamera e un registratore, filmando gli spazi che abitavano. Lì ha trovato una scatola piena di nastri VHS, diversi dei quali contenevano materiale della primavera del 1999, quando la Serbia fu bombardata dalla NATO e il regista aveva 11 anni.

Pertanto Rampart, con il suo titolo basato su un sogno ricorrente e spaventoso che Singh faceva un tempo, si compone di due livelli principali. Il primo sono le riprese dell'appartamento vuoto: pareti e piastrelle spoglie, vecchio parquet in legno, che Grba Singh filma nella semioscurità e nel silenzio, cioè il “suono” che il silenzio produce quando viene registrato. Queste immagini hanno la qualità nebulosa di un sogno, soprattutto se contrapposte al filmato VHS molto presente, molto concreto e immediato del 1999.

Vediamo una vivace famiglia allargata con il nonno, che di solito manovra la telecamera, commentando in modo molto meno ridondante rispetto a quello che è tipico dei video casalinghi: non descrive comunque ciò che si vede nell'inquadratura, ma piuttosto fa domande molto sensate, scherzando e riflettendo sulla loro situazione. Sono poche settimane prima dell'inizio dei bombardamenti, mentre stanno giocando a basket in cortile, o mentre il piccolo Marko sta giocando con i suoi criceti e un cane, o stanno finendo di costruire una capanna pochi giorni prima che le bombe colpiscano la città, o quando inizia effettivamente la campagna della NATO.

Non c'è panico quando ciò accade, gli adulti mandano i bambini nel seminterrato ma rimangono comunque ragionevoli e calmi, anche se la paura negli occhi della mamma, mentre passa davanti alla telecamera, è inconfondibile. Il nonno filma anche le esplosioni in lontananza, sempre con una narrazione abbastanza diversa rispetto a quasi tutti gli altri home video dell'epoca, nei quali la maggior parte delle persone maledice i figli di puttana americani. Premuroso e analitico, fornisce un'istantanea di una certa epoca e di un particolare periodo storico, e di una certa fetta della popolazione serba.

In Rampart, Grba Singh usa il suo caratteristico approccio sottile e intricato, per un film che affronta temi intimi e autobiografici. Questo lo rende unico, autentico, pacato e meravigliosamente esilarante allo stesso tempo. Inoltre un segmento quasi psichedelico in cui un aspro paesaggio urbano di Belgrado si trasforma dolcemente e lentamente nel paesaggio di un videogioco, richiama il sogno che descrive con un testo all'inizio del film. Questo conferisce al documentario un altro livello, difficile da nominare o individuare, ma che è innegabilmente lì, fluttuando nella mente dello spettatore proprio come il regista vaga per l'appartamento fisicamente vuoto pieno di vecchi ricordi e fantasmi.

Rampart è prodotto dalla serba Nanslafu Films mentre la portoghese Kino Rebelde gestisce i diritti internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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