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KARLOVY VARY 2021 Concorso

Recensione: As Far as I Can Walk

di 

- Il regista serbo Stefan Arsenijevic torna con un'idea sorprendente e un film riuscito che racconta la storia di due rifugiati africani che cercano il loro posto in Europa

Recensione: As Far as I Can Walk
Nancy Mensah-Offei e Ibrahim Koma in As Far as I Can Walk

Il regista serbo Stefan Arsenijević, che esordì a livello internazionale nel 2003 vincendo l'Orso d'Oro per il suo cortometraggio (A)Torsion, a cui fece seguito il titolo selezionato al Panorama della Berlinale 2008 Love and Other Crimes [+leggi anche:
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, torna dopo una lunga pausa con un nuovo lungometraggio, As Far as I Can Walk [+leggi anche:
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. Il film è stato presentato in anteprima mondiale in concorso a Karlovy Vary.

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La storia è liberamente ispirata a un famoso poema epico popolare serbo, Banović Strahinja, che è anche il titolo originale del film e il nome del personaggio principale. Strahinja, il cui vero nome è Samita (l'attore francese Ibrahim Koma, visto in Wùlu [+leggi anche:
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di Daouda Coulibaly), è un migrante ghanese, uno delle migliaia di migranti finiti nei campi profughi di Belgrado dopo aver tentato di entrare nell'Ue.

All'inizio del film, vediamo Strahinja e sua moglie da tre anni, l'aspirante attrice Ababuo (Nancy Mensah-Offei, del Ghana), in un tenero e appassionato abbraccio sul letto nel dormitorio del campo. Dopo aver presentato i documenti di asilo alle autorità serbe a seguito della loro espulsione dalla Germania, la coppia sembra essersi stabilita a Belgrado. Strahinja crede che la vita in Serbia non sia una cattiva opzione, ha imparato la lingua e spera di essere selezionato per una squadra di calcio locale.

Le cose effettivamente funzionano, ma dopo una notte di festeggiamenti, Strahinja torna e non trova più sua moglie. Viene a sapere che è improvvisamente partita con due siriani per l'Ungheria. Senza esitare un attimo, fa le valigie e va da Aca (Nebojša Dugalić), il “capo” di un gruppo di tassisti che traghettano profughi in Ungheria. Ha già portato "clienti" ad Aca, e l'uomo insiste che sia fatto spazio per il suo protetto in un'auto sovraccarica di una famiglia siriana di cinque persone. Nulla impedirà a Strahinja di cercare sua moglie, nemmeno il fatto che perderà il diritto di asilo avendo lasciato il paese.

Il film si svolge in autunno o inverno, perciò i colori sono tenui, tendenti al grigio e al marrone. La stessa Belgrado non ha un posto di rilievo nel film: al contrario, la telecamera della direttrice della fotografia Jelena Stanković ritrae il campo profughi come un luogo aspro, mal attrezzato, ma abbastanza pulito e gestito in modo responsabile. Quando Strahinja si mette in viaggio ed è costretto a farsi strada a piedi attraverso la campagna ungherese, dormendo in una villa deserta in mezzo al nulla, la telecamera di Stanković lo segue da dietro, sottintendendo quanto l'uomo sia determinato a voler ritrovare sua moglie.

I rifugiati sono presentati come poveri e distrutti, ma dignitosi, e al contrario di molti altri film a tema simile, abbiamo in Strahinja e Ababuo dei personaggi reali, in carne e ossa, con personalità ben definite, un passato e speranze per il futuro. E proprio qui sta la più grande forza del film: entrambi gli attori sono positivamente magnetici sullo schermo, ma soprattutto Koma, la cui grinta e il cui carisma straordinario si scontrano spesso con l'orgoglio e la caparbia ambizione di Mensah-Offei.

I segmenti del poema epico del titolo vengono letti da una voce femminile fuori campo, il cui ritmo decasillabico è sempre abbinato dalla montatrice Vanja Kovačević alle immagini di Strahinja in movimento. L'idea di combinare la tradizione serba con questioni di civiltà molto moderne e di attualità ha senso come concetto ma non è funzionale alla narrazione, che si svolge fluidamente, tranne che per il finale del film: il suo messaggio emotivo e umano che va oltre gli argomenti ovvi è in qualche modo minato da un'esecuzione troppo frettolosa.

As Far as I Can Walk è una coproduzione della serba Art&Popcorn, la lussemburghese Les Films Fauves, la francese Surprise Alley, la bulgara Chouchkov Brothers e la lituana ArtBox. La società di Belgrado Soul Food detiene i diritti internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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