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VENEZIA 2021 Settimana Internazionale della Critica

Recensione: Erasing Frank

di 

- VENEZIA 2021: L'opera prima di Gabor Fabricius è un'angosciosa storia di oppressione, ambientata in un regime che non esiterà ad annientare ogni traccia di individualità

Recensione: Erasing Frank
Benjamin Fuchs e Andrea Waskovich in Erasing Frank

Il film d'esordio di Gabor Fabricius, Erasing Frank [+leggi anche:
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, è una storia di "psichiatria politica". Il titolo, presentato quest'anno alla Settimana Internazionale della Critica della Mostra di Venezia, segue le vicende di un ventenne cantante punk di nome Robert Frank (interpretato da Benjamin Fuchs), arrabbiato con lo Stato e con la prospettiva di vivere in un paese senza futuro. Dopo essere stato arrestato dalla polizia per aver cantato canzoni a sfondo politico, viene portato nel reparto aperto di una clinica psichiatrica. Lì può godere di un grado di libertà relativamente alto. Può uscire quando vuole e andare dove vuole, ma questa libertà di movimento non impedisce al regime di esercitare pressioni su di lui e di provocare la sua inesorabile discesa nel baratro.

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Il film, girato interamente in bianco e nero dal talentuoso Tamas Dobos (Natural Light [+leggi anche:
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), è ambientato nel 1983 – o almeno questo sembra affermare lo stesso Frank – ma l'assenza di colore, la scenografia essenziale e la granulosità delle immagini contribuiscono a costruire una sorta di dimensione senza tempo, dove c'è poco spazio per sfumature o colori, ma solo per ciò che è chiaro fare e non fare.

Ovviamente, l'intera narrazione è guidata da un chiaro senso di oppressione e disperazione. Ciò si riflette non solo nella solida messa in scena e nei luoghi asettici, ma anche nelle conversazioni che Frank ha con chiunque rappresenti l'autorità statale e la sua macchina di propaganda. La sensazione è che l'artista continui a parlare con i muri, e questo, nonostante l'assenza di gabbie e camicie di forza (almeno per un po'), è sufficiente per intaccare la salute mentale di Frank. Qui, la semplice esistenza dello status quo e la presenza delle masse “anestetizzate” vulnerabili allo sfruttamento agiscono come un innesco che lo fa impazzire.

L'annientamento assume la forma della cancellazione dell'identità di un ribelle, e questo è il processo principale che possiamo osservare nel film di Fabricius. In questa battaglia senza speranza, Frank trova un solo alleato, una ragazza di nome Hanna (Kincsö Blénesi), forse il personaggio secondario più interessante del film insieme a Erös (un inquietante István Lénárt), un vecchio intellettuale che è allineato con l'ideologia del Partito e tenta di convincere Frank a smettere di "corrompere i giovani". Le loro conversazioni più o meno lucide sono piene di silenzi angoscianti. Il suo tono di voce calmo ma stanco e il suo corpo malato e anziano incarnano la metafora di un potere obsoleto che riesce a malapena a reggersi in piedi, una creatura mostruosa che continua a divorare ribellione, progresso e tutto ciò che potrebbe modificare l'ordine attuale delle cose.

Erasing Frank è un'opera notevole e, nonostante alcuni rallentamenti nella prima metà del film, riesce a creare un'atmosfera surreale e inquietante. Un finale ambiguo chiude il promettente debutto di Fabricius, dove la musica punk, ancora una volta, è al centro della scena.

Erasing Frank è prodotto da Dér Tamás, Gábor Fabricius e Barna Tamás per la società ungherese Otherside Stories. La parigina Totem Films si occupa delle vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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