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VENEZIA 2021 Concorso

Recensione: Leave No Traces

di 

- VENEZIA 2021: Il regista polacco emergente Jan P. Matuszyński è in competizione con un dramma procedurale tentacolare sull'uccisione dello studente Grzegorz Przemyk nel 1983 a Varsavia

Recensione: Leave No Traces
Mateusz Górski (centro) in Leave No Traces

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trailer
intervista: Jan P. Matuszyński
scheda film
]
si presenta come il tentativo di essere il grande film alla Sidney Lumet o alla Costas-Gavras del cinema polacco moderno - un'impavida ed esaustiva immersione nel passato - ma invece ti lascia solo colpito dalle sue buone intenzioni e dall'impegno, ma con la voglia di qualcosa di più. L'apprezzato regista polacco Jan P Matuszyński ha scelto di drammatizzare il famigerato caso di Grzegorz Przemyk del 1983, che ha catturato e diviso la nazione, e ha spinto a un ulteriore esame del regime polacco dall'estero. Przemyk è stato ucciso mentre era in custodia della polizia, dopo che gli agenti di strada lo hanno sequestrato insieme ad un amico per non aver mostrato le loro carte d'identità - ha riportato gravi ferite ed è poi morto in ospedale - un risultato impegnativo quando si tratta di determinare, in un contesto legale, cosa è successo. La sfida legale della madre single di Przemyk, Barbara Sadowska, e il destino del testimone Jurek Popiel (un personaggio fittizio, interpretato molto bene da Tomasz Ziętek) costituiscono la tentacolare durata di quasi tre ore, e la sua efficacia non è proprio coerente. Il film di Matuszyński è stato presentato in anteprima verso la fine della Mostra di Venezia di quest'anno, nel concorso principale.

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Il film si complica all'inizio perché inchioda il suo pilastro narrativo così fortemente al personaggio del testimone Jurek, e alla sua presunta centralità nel caso. Fa quasi venire il mal di mare nel passare dai suoi travagli stranamente passivi - la sua solitudine ad hoc nella protezione dei testimoni e il suo conflitto con i suoi genitori più conformisti (Jacek Braciak e Agnieszka Grochowska) - agli apparatchik del governo che si affannano a coprire il loro ultimo imbarazzo politico. Eppure, senza dubbio, Matuszyński e la sua sceneggiatrice, Kaja Krawczyk-Wnuk, meritano un enorme credito per aver semplicemente focalizzato il loro sguardo artistico su quest'epoca, un periodo della storia recente ancora crudo mentre il paese affronta le sue divisioni politiche all'inizio del XXI secolo. Meglio uscirne con un successo nobile e misto - che farà riflettere il pubblico sulle questioni che affronta - che creare qualcosa di didascalico e insipido. Quando il dittatore de facto del paese, Wojciech Jaruzelski (Tomasz Dedek), escogita le scuse trumpiane delle "fake news" quando riceve la notizia del numero di proteste di strada che hanno luogo per solidarietà, la quantità di tempo sullo schermo sua e dei suoi alleati ci aiuta a capire l'umore della nazione e i loro patetici sforzi per mantenere l'unità, senza mai scusarli.

Gli aspetti formali della regia lavorano molto per convincerci della sua autenticità. Era un'epoca in cui i programmi della televisione di stato e i film venivano girati su celluloide - spesso in 16mm - ed è quello che Leave No Traces sceglie: il look naturale e fotochimico sembra semplicemente corretto per i marciapiedi grigi, le scarpe di pelle vintage e l'arredamento spartano della Varsavia tardo-comunista. La colonna sonora di Ibrahim Maalouf sembra - nel miglior senso possibile - il lavoro di un mago della musica degli anni ottanta con le pareti piene di apparecchiature analogiche. Vi farà innamorare di nuovo di quel suono pulsante e costante della drum machine alla John Carpenter.

È anche importante notare come il pubblico di oggi tende ad accedere a storie come questa; non è per accusare i film seri e basati sui fatti di essere "morti" o anacronistici, quanto per dire come quel mercato sia stato messo all'angolo da serie a episodi e podcast. In alcuni momenti, questo sembra essere una responsabilità per Leave No Traces, anche se la sua combinazione di fatti pronti da Wikipedia e la visione psicologica concessa nella Polonia degli anni ottanta lascia davvero una traccia. 

Leave No Traces è una coproduzione tra Polonia, Francia e Repubblica Ceca, di Aurum Film, Les Contes Modernes, ARTE France Cinéma e Background Films. New Europe Film Sales ne gestisce le vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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