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FESTIVAL DEL CINEMA SLOVENO 2021

Recensione: No Man Is an Island

di 

- Con il suo documentario Igor Šterk ripercorre i giorni suoi e dei suoi amici nell'Esercito Popolare Jugoslavo alla fine degli anni 80

Recensione: No Man Is an Island

Ai tempi della Jugoslavia, il servizio militare era obbligatorio per gli uomini di età compresa tra i 19 e i 27 anni. Dovevano lasciare le loro case e le loro vite per trascorrere un anno fuori e assolvere i loro doveri verso il paese. Il regista sloveno Igor Šterk, noto per i suoi film 9:06 [+leggi anche:
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(2009) e Come Along [+leggi anche:
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(2016) ricorda i suoi giorni di servizio militare nell’esercito popolare jugoslavo, nel suo ultimo documentario No Man Is an Island presentato in anteprima al 24mo Festival del cinema sloveno a Portorož.

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Šterk apre il suo film con estratti dei suoi home video dal suo archivio personale, con la sua narrazione piuttosto poetica sui temi del mare, della navigazione, delle isole, affermando che il suo amore per il mare e per la navigazione lo ha preparato per il servizio militare nella marina. Alla fine degli anni ‘80 si trovava in una guarnigione chiamata Smokovo nell’isola di Vis, nell’odierna Croazia. Smokovo e la maggior parte degli oggetti militari che si trovano sull’isola adesso sono abbandonati, ma all’epoca, l’intera isola era soprannominata “La fortezza del mar Adriatico”.

Šterk si dedica quindi a rintracciare e a intervistare i suoi ex commilitoni provenienti da tutto il paese per ricostruire i ricordi personali e collettivi di quell’anno trascorso lì. Inizia descrivendo il primo incontro con il luogo e con le persone lì presenti, passa per l’addestramento di base, e a causa di circostanze specifiche e di strutture di potere sia formali che informali, per un eccessivo nonnismo attuato dai soldati più anziani a scapito di quelli più giovani, e termina con i loro giorni di routine e di svago quando raggiungono lo status di “anziani”.

Il titolo sloveno del film, September Class, che in realtà suona meglio rispetto a quello internazionale, è spiegato solo nella terzultima parte del film quando compare il loro comandante: le reclute entrate in servizio a settembre erano considerate “il meglio del meglio” ovvero ragazzi con un grosso potenziale, visto che erano giovani appena usciti dal college, ben istruiti e molto più intelligenti rispetto al resto del gruppo. Sfortunatamente questo spiega anche le torture a cui erano sottoposti durante i giorni in cui erano reclute: la ragione principale era l’invidia degli altri ragazzi.

Il film dà il meglio di sé quando si limita alle interviste. La posizione di Šterk è molto particolare: lui è un insider con i suoi propri ricordi, ma lascia parlare i suoi compagni, molti dei quali non vede da due o tre decenni. Queste interviste sono piuttosto informali e si svolgono nelle case o nei giardini di questi uomini, così che gli intervistati, dieci di loro, si sentono abbastanza rilassati e hanno abbastanza tempo per rivelare le loro personalità complete e complesse.

Tuttavia, le riprese con i droni dell’isola e di tutti quegli oggetti militari abbandonati che vengono usate come una sorta di riempitivo, diventano inflazionate, turistiche e un po’ sensazionalistiche, mentre la musica in diversi arrangiamenti strumentali, dal pianoforte alla chitarra acustica, agli strumenti a fiato, prende il sopravvento in certe occasioni. C’è anche un’evidente situazione a cui Šterk a malapena accenna e non approfondisce: il destino del paese crollato pochi anni dopo il servizio militare dei ragazzi, e la questione se dovessero prendere parte agli eventi dei primi anni ‘90. Ma tutto sommato, No Man Is an Island funge ancora da legittimo artefatto di ricordi personali attorno a una particolare istituzione in un determinato periodo di tempo.

No Man Is an Island è una coproduzione sloveno-croato-serba delle società A.A.C. Productions, Gustav Film, RTV Slovenija, Spiritus Movens e Gabisof. Il film è stato finanziato dallo Slovenian Film Centre (SFC), dal Croatian Audiovisual Centre (HAVC) e dal Film Centre of Serbia (FCS).

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(Tradotto dall'inglese da Carmen Dibenedetto)

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