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BLACK NIGHTS 2021 Concorso film baltici

Recensione: Homes

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- Il nuovo film di Laila Pakalniņa è un documentario sperimentale ibrido che celebra l'ambiente domestico in modo poetico

Recensione: Homes

Per la maggior parte delle persone non c'è luogo più intimo al mondo della propria casa. La gente si sente esposta quando lascia che qualcuno, per non parlare di una troupe cinematografica, entri in casa per scoprire la "verità" che vi si nasconde. Gli abitanti della Lettonia e le loro case sono il soggetto del nuovo film prodotto, scritto e diretto dalla veterana regista lettone Laila Pakalniņa, che ha lavorato sia con il formato  cortometraggio che lungometraggio, e in diverse categorie del documentario, del film sperimentale e del film di finzione. Il documentario sperimentale intitolato semplicemente Homes è stato presentato in anteprima nel concorso baltico al Black Nights Film Festival di Tallinn.

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Le regole del "gioco" sono semplici: Pakalniņa e il suo direttore della fotografia, Gints Bērziņš, posizionano i soggetti scelti e ordinano loro di rimanere fermi per un minuto fuori dalle loro case mentre loro li riprendono dall'interno, attraverso le finestre (solitamente chiuse), ma a volte anche attraverso quelle aperte o le porte a vetri. L'obiettivo di ogni visita è quello di ottenere l'aspetto di una fotografia artistica ben composta dei tempi passati, evidenziando qualità estetiche come la simmetria (o la sua mancanza) e il gioco dei contrasti, come la luce e l'ombra,  anziché la ricerca di informazioni o di una verità più profonda.

La maggior parte degli scatti sembra composta perché in effetti lo è. Tuttavia, non esistono nel vuoto, ma piuttosto in contesti molto specifici che Pakalniņa mostra in modo casuale. I ritratti individuali e di gruppo non possono essere nature morte, perché vediamo e soprattutto sentiamo quello che succede sullo sfondo, dal rumore della strada alle notizie sul covid alla radio. Inoltre, alcuni elementi di queste particolari "fotografie filmate" non possono essere controllati, come i bambini piccoli e gli animali domestici, ma è anche sorprendente come alcune persone adulte abbiano difficoltà a stare in piedi o ferme per un minuto.

Infine, i soggetti provengono da contesti diversi in termini di etnia (si sentono parlare diverse lingue, lettone, russo e inglese), classe sociale (a giudicare dai dettagli dell'arredamento, alcuni luoghi sono più modesti, mentre altri sono più sfarzosi), ambientazione delle loro case (urbana, suburbana o rurale) e sistema di vita (di solito si tratta di famiglie nucleari, ma non è la regola). Pakalniņa e Bērziņš non ignorano queste differenze, ma non vogliono nemmeno darci una rappresentazione precisa della società lettone. Stanno creando arte, quindi, ad esempio, l'immagine di una famiglia nucleare fuori dal proprio appartamento in un condominio mentre il gatto nero li aspetta pazientemente sul davanzale della finestra è più significativa di qualsiasi tentativo di analisi sociale, mentre il fatto che tutti i soggetti li abbiano lasciati filmare dalle loro case la dice lunga sulla fiducia che hanno riposto in loro.

Tutto in Homes è subordinato all'arte, come dimostrano le istruzioni che Bērziņš dà ai soggetti, la fotografia in bianco e nero graduato, in cui luci e ombre appaiono ancora più poetiche e liriche, e il montaggio preciso e netto di Ieva Veiveryte. L'unico problema, come accade anche per altri film di questo tipo, è che sembra un po' arbitrario, poiché sarebbe adatto sia a un formato breve o medio, sia a un'opera in video nolto lunga, adatta a una galleria d’arte o a un museo. Ma una cosa è chiara: con Homes, Pakalniņa celebra l'ambiente domestico e gli rende totalmente giustizia.

Homes è prodotto dalla lettone Hargla Company.

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(Tradotto dall'inglese)

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