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TORINO 2021

Recensione: Trafficante di virus

di 

- Ispirato al libro della scienziata Ilaria Capua, impegnata nella ricerca sui virus, il film di Costanza Quatriglio è un mosaico i cui tanti tasselli non combaciano

Recensione: Trafficante di virus
Anna Foglietta in Trafficante di virus

Se si vuole avere un’idea di quanto possa essere vasta la gamma di gradazioni dell’odio e quella altrettanto vasta della considerazione e della fiducia basta dare un’occhiata all’account twitter della dottoressa Ilaria Capua, dove gli interventi si dividono equamente tra affezionati followers e tenaci haters novax. Come molto suoi colleghi, strappati improvvisamente dalla penombra dei loro laboratori per salire sulla ribalta dei media, la ricercatrice italiana in virologia di base in Florida, USA, è diventata ormai da 24 mesi un’ospite fissa della tv, da dove segue, analizza e spiega l’evoluzione del Covid-19 e i modi per combatterlo. Ilaria Capua ha però due difetti, che i detrattori non le perdonano: è donna ed è stata coinvolta in una brutta faccenda giudiziari in Italia, molto tempo fa.

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, film diretto da Costanza Quatriglio presentato Fuori Concorso al Torino Film Festival, è liberamente ispirato al libro di Ilaria Capua Io, trafficante di virus, in cui la scienziata ha raccontato la sua vicenda personale. Anna Foglietta interpretare la protagonista Irene Colli, giovane e brillante ricercatrice presso un importante istituto zooprofilattico italiano, dove lavora alle epidemie diffuse tra gli animali, che mettere in pericolo anche la salute degli esseri umani. Irene vince un bando europeo per aver scoperto un nuovo vaccino contro l’influenza aviaria, e decide di condividerlo con la comunità scientifica mondiale, in particolare i Paesi africani più a rischio.  A sua totale insaputa la magistratura apre un’indagine che l’accusa di aver diffuso il virus per trarre profitto dalla vendita dei vaccini ad una casa farmaceutica. Accuse pesantissime - traffico illecito di virus, epidemia e tentata strage - che prevedono l’ergastolo.

Scritto dalla regista con Francesca Archibugi, il film si apre addirittura con le immagini dell’attentato alle Torri Gemelle dell’11/09/01 e le successive dichiarazioni di Bush Jr sulla guerra al terrorismo, incluso quello batteriologico, per introdurci al tema drammatico e attualissimo dei virus pandemici, l’uso criminale che ne si può fare e conseguenti paranoie planetarie. Da quel momento è un continuo andirivieni tra 1999, 2001, 2011 e 2016, e lo spettatore rimane spaesato tra salti di specie, furetti, BHLV – HTLV retrovirus, vaccini contenenti il virus inattivato H7N1, guidelines, biosicurezza   e insomma quanto i virus siano “più sexy dei batteri”.  Irene deve affrontare l’ostruzionismo dei suoi capi, la burocrazia del sistema che regola la comunità scientifica internazionale, con i suoi database (quasi) inviolabili, la sua vita privata che sembra andare a rotoli. E lo fa con una ostinatezza che le fa commettere qualche ingenuità.

Con una regia diligente, che non prende mai rischi, Costanza Quatriglio (premiata documentarista che ultimamente si sta avvicinando alla finzione, vedi Sembra mio figlio [+leggi anche:
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intervista: Costanza Quatriglio
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del 2018) crea un mosaico in cui coesistono forme diverse di vita. C’è un fragile e poco appassionante thriller giudiziario, in cui un giudice inadempiente tiene ferma un’inchiesta per anni e un giornalista miope segue una pista inesistente. C’è l’intricato percorso scientifico nella lotta ai virus, roba a cui ormai la tv ci ha abituati, ma che sottolinea l’impegno quotidiano della protagonista. C’è l’aspetto privato, che rivela una passione che va oltre gli impegni familiari. C’è soprattutto la battaglia personale di una donna “contro tutti”, che parte dal rapporto con il padre (“con questo mestiere non guadagni abbastanza”), con il primo uomo che non riesce a stare al suo passo (“tutto gira intorno a te stessa”), con i superiori che fanno apprezzamenti sessisti e sminuiscono il suo lavoro.  Ma i tasselli del mosaico non combaciano abbastanza da rivelare l’intera immagine del film, tradita da una visione troppo soggettiva e unilaterale. Nel cast Michael Rodgers, Roberto Citran, Paolo Calabresi, Luigi Diliberti, Andrea Bosca, Isabel Russinova, Beatrice Fedi, Fulvio Falzarano.

Trafficante di virus è prodotto da Picomedia con Medusa Film, in collaborazione con Prime Video e Trentino Film Commission. Distribuito da Medusa Film, sarà nelle sale italiane il 29 e il 30 novembre e l'1 dicembre e prossimamente su Prime Video.

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