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SERIE / RECENSIONI Italia

Recensione serie: Christian

di 

- Nella nuova serie Sky Original, Edoardo Pesce interpreta un picchiatore di periferia a cui spuntano le stimmate sulle mani e che inizia a fare miracoli

Recensione serie: Christian
Edoardo Pesce in Christian

Una serie in cui succede di tutto, che terrà lo spettatore incollato allo schermo, con cambi di rotta e sorprese fino all’ultimo minuto. È quanto promettono i creatori di Christian, la nuova serie Sky Original diretta da Stefano Lodovichi (Aquadro [+leggi anche:
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- qui anche produttore creativo) e Roberto “Saku” Cinardi (che ne è anche l’ideatore), sulla quale vige un divieto di spoiler assoluto. Ma dei sei episodi di questa serie di genere crime soprannaturale, prodotta da Sky e Lucky Red, si può certamente anticipare qualcosa, almeno delle prime due puntate mostrate alla stampa. Prima cosa: a Roma è sbarcato un nuovo supereroe “all’amatriciana”, dopo l’Enzo Ceccotti di Lo chiamavano Jeeg Robot [+leggi anche:
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; e stavolta ha qualcosa in comune con Gesù Cristo.

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Siamo a Corviale, la città-palazzo che i romani chiamano “Serpentone”, un edificio popolare lungo quasi un chilometro alla periferia sud-ovest della capitale, tutto cemento e degrado. Christian (Edoardo Pesce, David di Donatello per il suo ruolo in Dogman [+leggi anche:
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) è un omaccione barbuto che si guadagna da vivere menando le mani (fa il picchiatore per conto del boss del quartiere, lo spietato Lino, interpretato da Giordano De Plano), ma fondamentalmente è un uomo buono e semplice, che si prende cura di sua madre malata di Alzheimer (Italia-Lina Sastri) e che aspirerebbe a fare qualcosa di meglio che spezzare braccia ai debitori. “A usare le mani sei il numero uno, perché dovresti fare altro?”, gli dice il boss, inflessibile alle sue richieste. Un giorno però, proprio a queste mani Christian comincia ad avvertire dei dolori lancinanti che via via gli impediscono di portare a termine i suoi sporchi lavori – e trattenere per le gambe un uomo messo a penzolare a testa in giù dal balcone del terzo piano gli risulta sempre più difficile.

Christian cerca di rimediare come può alle sue falle (anche con l’aiuto del medico clandestino Tomei-Francesco Colella), fino a quando sui suoi palmi non compaiono due buchi sanguinolenti: due vere e proprie stimmate. E quando, semplicemente toccandole la mano, riporta in vita la sua vicina di casa in overdose Rachele (Silvia D’Amico), si comincia a parlare di miracolo. Sulle sue tracce si mette quindi Matteo (Claudio Santamaria), un emissario del Vaticano incaricato di certificare i miracoli, un uomo con vistose cicatrici sul volto, a sua volta graziato quando era bambino e in cerca di risposte sul proprio passato. Nel frattempo, Christian comincerà a utilizzare questo suo dono per portare un po’ di speranza nell’inferno in cui vive, e per capire qualcosa in più di se stesso; al suo fianco, Rachele, che dal canto suo approfitterà di questa sua seconda chance per cercare una vita migliore.

È dunque in un contesto tra il sacro e il pulp che si dipana la trama di Christian, liberamente ispirata alla graphic novel Stigmate di Claudio Piersanti e Lorenzo Mattotti (La famosa invasione degli orsi in Sicilia [+leggi anche:
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). La cruda realtà di una periferia estrema, dove vigono violenza e prevaricazione, si arricchisce man mano di elementi fantastici e mistero, senza tralasciare un pizzico di leggerezza e ironia, come nei momenti in cui Christian e gli altri uomini della gang (tra cui Davide-Antonio Bannò e Penna-Gabriel Montesi), un po’ “alla Tarantino”, disquisiscono attorno a un tavolo dei temi più disparati, dal calcio femminile al moonwalk di Michael Jackson. Un dramedy-pop che promette bene e confezionato in modo astuto, con il suo set ben caratterizzato (il Serpentone di Corviale è un po’ come le Vele di Scampia di Gomorra), con il suo mix di crime e fede/superstizione, dove niente è come sembra e tutto da scoprire.

Christian è disponibile dal 28 gennaio su Sky Atlantic, on demand su Sky e in streaming su NOW.

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