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IFFR 2022 Concorso Tiger

Recensione: Met Mes

di 

- Il nuovo lungometraggio di Sam de Jong è un bizzarro viaggio cinematografico sulla vanità, ambientato in una dimensione follemente allucinata dominata da colori sovrasaturati

Recensione: Met Mes
Hadewych Minis e Shahine El-Hamus in Met Mes

Il nuovo film dello sceneggiatore e regista Sam de Jong, Met Mes [+leggi anche:
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scheda film
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, sarà probabilmente ricordato come una delle esperienze cinematografiche più bizzarre della stagione dei festival di quest'anno. Il titolo, presentato nel Concorso Tiger dell'International Film Festival Rotterdam, segue una narrazione molto semplice. Una popolare conduttrice televisiva, chiamata Eveline (interpretata da Hadewych Minis), decide di lasciare il suo impiego e di lavorare al suo primo pretenzioso film documentario, definito come "un ritratto caldo e accattivante della società". Un giorno, mentre è in un parco, viene brevemente distratta e la telecamera JVC che usa per filmare il suo progetto, che le è stata recentemente regalata dal suo partner Ward (Gijs Naber), viene rubata. La polizia, tuttavia, non prende sul serio la sua denuncia e la compagnia di assicurazioni non vuole pagare – fino a quando Eveline non mente, dicendo di essere stata derubata e minacciata "con un coltello" (in olandese, "met mes"). Com'era prevedibile, questo ha immediatamente enormi conseguenze per Yousef (Shahine El-Hamus), un giovane studente delle superiori e principale sospettato del caso.

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Anche se la premessa può sembrare blanda o quantomeno non eccezionale in termini di originalità, gli spettatori potranno trovare altri motivi per considerare questo film alquanto unico. Immagina di essere catapultato in una dimensione parallela allucinante in cui i colori sono saturi, gli ambienti appaiono altamente artificiali, i personaggi seguono le tendenze della moda che ricordano quelle degli anni '70 e '80, e la tecnologia che usano è sia moderna che obsoleta (ad esempio, la fotocamera di Eveline è una vecchia JVC, mentre laptop e smartphone sono chiaramente nuovi di zecca). Inoltre, questa "fantasia video al neon" resa attraverso la scenografia e i costumi non è l'unico aspetto del film fuori dall'ordinario.

In Met Mes, gli spettatori troveranno attori che interpretano le loro parti in modo esagerato, movimenti bruschi della telecamera, angoli di ripresa audaci, effetti sonori ridicoli e scelte di montaggio appartenenti al regno dei k-drama, delle commedie slapstick, dei programmi TV in prima serata e dei drammi psicologici (parodiati). Quasi tutto sullo schermo è letteralmente sopra le righe, ma nonostante il suo gusto estetico forte e affettato, il risultato complessivo è sorprendentemente equilibrato: il fulcro dello sforzo di de Jong rimane quello di esplorare gli effetti della propria vanità, ipocrisia e stigmatizzazione.

Scopriamo gradualmente perché Eveline ha deciso di mentire, e la rivelazione delle motivazioni del nostro personaggio principale rappresenta una significativa componente meta-cinematica, che aggiunge una dose sufficiente di profondità a questa divertente esperienza visiva. Lo sviluppo dei personaggi è piuttosto impreciso, ma in qualche modo si adatta ai confini e ai codici stabiliti in anticipo da de Jong. È sicuramente una scelta onesta, in quanto gli consente di mantenere un approccio giocoso per tutto il tempo e di trasmettere un messaggio concreto sul pericolo dei pregiudizi e sul desiderio di essere al centro dell'attenzione – quest'ultimo è un tema molto attuale – con grande ironia e leggerezza.

Met Mes è prodotto dallo studio olandese Lemming Film. Gusto Entertainment si occupa della distribuzione locale.

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(Tradotto dall'inglese)

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