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BERLINALE 2022 Concorso

Recensione: Peter von Kant

di 

- BERLINALE 2022: Nel suo omaggio a Fassbinder a tratti divertente, a tratti assurdo, François Ozon vuole che gli portino il suo champagne e berselo

Recensione: Peter von Kant
Stefan Crépon e Denis Ménochet in Peter von Kant

I registi che decidono di rendere omaggio al tipo di cinema che amano si confrontano con un’impresa complicata, poiché per ogni Django Unchained c'è un Grindhouse. Le buone intenzioni ci sono, certo, ma a volte amare significa non dover mai fare un remake o un reboot, e semplicemente lasciare le cose come sono.

François Ozon non ha mai nascosto la sua ammirazione per Rainer Werner Fassbinder, ma ora la porta a un livello completamente nuovo. In Peter von Kant [+leggi anche:
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, scelto come film di apertura della Berlinale e "liberamente" ispirato a Le lacrime amare di Petra von Kant, con tanto di cambio di genere, una stilista di moda diventa regista e un regista diventa, in un certo senso, uno dei suoi protagonisti più famosi (e possiamo solo immaginare le risate durante il processo di scrittura).

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Anche se la Hanna Schygulla di quel film fa un'apparizione sorprendente anche qui, ora non si tratta più di donne – si tratta di uomini, ma la posta in gioco è la stessa: amore, desiderio, l’istinto di possedere la persona a cui tieni di più. Nel complesso, è un nonsense elegante e divertente, almeno per coloro che ricordano il film di Fassbinder o l'uomo stesso. Ma a volte sembra anche stranamente privo di vita.

Non per colpa di Denis Ménochet, che interpreta Peter, che riesce a ravvivare le cose di tanto in tanto, accentuando lo stile camp dell’opera e chiedendo champagne ogni tre secondi. Ai registi di solito piace fargli interpretare ruoli nettamente etero, associare alla sua robusta costituzione una rabbia maschile, come nell'agghiacciante dramma di Xavier Legrand L'affido [+leggi anche:
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. Ma mentre sa essere minaccioso anche senza volerlo, qui si fa molto più piccolo, e si fa manipolare fino all’esasperazione da un bel ragazzo della metà dei suoi anni (Khalil Gharbia) di cui si innamora, la sua caduta testimoniata solo dal suo fedele assistente Karl (Stéfan Crépon, fantastico, chiaramente un fan de Il ministero delle camminate strambe dei Monty Python).

Che Peter von Kant non riesca a scrollarsi di dosso la memoria del suo predecessore e diventare qualcosa di completamente nuovo a sé stante è forse prevedibile – si svolge oltretutto nel 1972, quando l'originale è stato presentato per la prima volta. Ma nei suoi momenti migliori, sembra un aneddoto tratto da uno stand-up di John Waters, al grido di "sguscia i suoi gamberetti!" e una giocosa Isabelle Adjani, che chiaramente si diverte in questo strano contesto nei panni della precedente musa ispiratrice di Peter, Sidonie. Vestita come un giudice di RuPaul’s Drag Race – il che non guasta – si diverte a interpretare il tipo di diva della vecchia scuola che non beve la mattina, ma sbuffa e indossa tutte le pellicce bianche che ha dannatamente voglia di indossare.

Per chiunque si chieda quale sia esattamente lo scopo di questo film, beh, non ce n'è nessuno. Ma Ozon merita un po' di divertimento cinefilo dopo aver affrontato il suicidio assistito in E' andato tutto bene [+leggi anche:
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e gli abusi sui bambini da parte di preti cattolici in Grazie a Dio [+leggi anche:
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. Stessa cosa Ménochet, che ha recitato anche in quest'ultimo. Il regista francese lavora così velocemente che tra qualche mese presenterà comunque un altro film probabilmente, e a questo punto potrebbe anche prendere in giro se stesso, dato che Peter, non così sottilmente, chiede al suo fantastico nuovo protégé se conosce la sua impressionante opera: "Hai visto i miei film?" - "No, ce ne sono così tanti". E sono tanti davvero.

Scritto da François Ozon, Peter von Kant è prodotto da Foz, e coprodotto da France 2 Cinema, Scope Pictures e Playtime, che cura anche le vendite mondiali.

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(Tradotto dall'inglese)


Photogallery 10/02/2022: Berlinale 2022 - Peter von Kant

11 immagini disponibili. Scorri verso sinistra o destra per vederle tutte.

François Ozon, Denis Ménochet, Khalil Ben Gharbia
© 2022 Fabrizio de Gennaro for Cineuropa - fadege.it, @fadege.it

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