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BERLINALE 2022 Panorama

Recensione: Calcinculo

di 

- BERLINALE 2022: Il body shaming è al centro di questo delicato dramma adolescenziale, opera seconda di Chiara Bellosi, che rimane consapevolmente trattenuto

Recensione: Calcinculo
Barbara Chichiarelli e Gaia Di Pietro in Calcinculo

Il body shaming, esasperato nell’era digitale dai social media, nei quali dilaga la predicazione sul modo in cui si dovrebbe apparire, è più devastante quando è agito, sottilmente, amorevolmente, in famiglia. Fa più danni quando è la tua mamma, che si mantiene perfettamente in forma e vive nel rimpianto di non aver perseguito il sogno di diventare ballerina di musical, che ti dice che sei bellissima ma dovresti giusto dimagrire un pochino. Forse 10 chili. È quello che succede a Benedetta (l’esordiente ma comunicativa Gaia Di Pietro), protagonista di Calcinculo [+leggi anche:
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intervista: Chiara Bellosi
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, opera seconda di Chiara Bellosi che torna alla Berlinale nella sezione Panorama dopo l’esordio nel 2020 in Generation 14plus con Palazzo di Giustizia [+leggi anche:
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Quindici anni, occhi chiari dolcissimi e carattere mite, Benedetta si muove su una linea retta casa-scuola in una periferia romana opalescente e rarefatta. La sua amica Claudia disprezza la madre perché si è ripresa in casa il marito infedele, mentre la famiglia di Benedetta ha l’apparenza della perfezione. La madre casalinga Anna (la brava Barbara Chichiarelli) bada alle due sorelline minori di Benedetta, il papà Marco (Giandomenico Cupaiuolo) lavora in vetreria ma la sua passione è smontare e riparare auto d’epoca e “far visita” alla vicina di casa sexy.  Benedetta non vuol fare la fine della madre, mangia insalata a pranzo e saccheggia il frigo di notte (se mangi del pollo crudo hai davvero fame), si chiude in camera a disegnare volti femminili.

Qualcosa cambia quando una notte arriva una colonna di auto e roulotte e installa un piccolo luna park nel prato sulla rotta casa-scuola. L’incontro con uno dei giostrai è casuale. Si fa chiamare Amanda, è una giovane persona transgender a prima vista molto spigliata, interpretata da Andrea Carpenzano, attore dell’ultimissima generazione le cui performance lo annunciano come possibile erede di Elio Germano. Attento a non calcare troppo la mano sulla caratterizzazione del suo non facile personaggio, Carpenzano potrebbe aver preso a modello cisgender lo Jared Leto di Dallas Buyers Club ma senza sieropositività e tossicodipendenza.  A Benedetta dice “quelli come noi…”, inscrivendola subito nella cerchia dei social outcast, la invita nella sua roulotte, si fa accompagnare al casting per uno spettacolo, la porta a ballare e la fa impasticcare, la difende dai bulli. La ragazza intravede una via di fuga e non ci pensa due volte a seguire Amanda nel suo itinerario da giostrante randagio.

Da una sceneggiatura di Maria Teresa Venditti e Luca Bellosi, il film prosegue il discorso dello sguardo adolescenziale sul mondo iniziato da Chiara Bellosi con Palazzo di Giustizia. In Calcinculo ci sono due esseri umani in fuga da stereotipi e pregiudizi, che vorrebbero soltanto vivere la propria identità di genere e il proprio corpo come meglio credono. La metafora della giostra (il calcinculo del titolo si riferisce ai seggiolini volanti) come gioia pura, avventura iniziatica ed evasione è però ormai un topos abusato nel cinema (L’arminuta [+leggi anche:
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intervista: Giuseppe Bonito
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, solo per citarne uno recente) e non regala più sorprese.  Il film rimane consapevolmente trattenuto, non si assume rischi, i temi accennati con delicatezza e mai presi di petto, la storia sospesa, come se toccasse allo spettatore decidere le sorti dei protagonisti.

Calcinculo è una coproduzione italo-svizzera di Tempesta, Tellfilm, Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura, RSI, con il sostegno di Regione Lazio. La distribuzione italiana sarà curata da Luce Cinecittà mentre le vendite estere sono affidate a Vision Distribution.

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